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Istat: per le famiglie potere d’acquisto in calo. Frena il…

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congiuntura

Istat: per le famiglie potere d’acquisto in calo. Frena il reddito, su i consumi

Nel primo trimestre del 2018 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato in termini congiunturali dello 0,2%, mentre il potere d'acquisto risulta in diminuzione dello 0,2%. Lo rileva l’Istat, spiegando come quindi il reddito sia cresciuto «a un ritmo modesto, inferiore a quello dell'ultima parte del 2017». Soprattutto, sottolinea l’istituto di statistica, «in presenza di una dinamica inflazionistica in lieve accelerazione, si è determinato, per la prima volta da oltre un anno, un calo congiunturale del potere d'acquisto».

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In aumento i consumi, giù la propensione al risparmio
L’Istat rileva poi che i consumi delle famiglie nel primo trimestre del 2018 sono cresciuti dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, risultando in accelerazione. La propensione al risparmio, invece, si riduce, scendendo in termini congiunturali di 0,5 punti percentuali, al 7,6% (lo stesso valore del secondo trimestre del 2017, che rappresenta il minimo da fine 2012).

Nel confronto annuo potere d’acquisto a +0,7%
A fronte di una bassa crescita dei redditi, che, in termini reali, al netto dei prezzi, si trasforma in calo, le famiglie hanno ridotto la loro propensione al risparmio, mantenendo invece positiva, anzi addirittura in accelerazione, la spesa per consumi. Fin qui il quadro congiunturale, trimestre su trimestre, guardando invece al confronto annuo le diverse voci si mantengono sopra la soglia zero. Il reddito lordo disponibile sale dell'1,6%. E in rialzo risulta anche il potere d'acquisto (+0,7%) rimanendo tuttavia, fa notare l'Istat, sotto il livello di fine 2011.

Spesa per consumi in aumento dell’1,7%
Su base annua, chiarisce l’Istat, la spesa delle famiglie per consumi finali sale dell'1,7%. Quanto al tasso di investimento delle famiglie, calcolato come rapporto tra investimenti fissi lordi e reddito disponibile lordo, nel primo trimestre del 2018 è stato pari a 5,9%. Passando ad analizzare la quota di profitto delle società non finanziarie, questa risulta pari al 41,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento, pari al 21,3%, è invece diminuito di 0,7 punti.

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