Alla vigilia del consiglio dei ministri che tra lunedì e martedì licenzierà il primo decreto del Governo giallo-verde, il coro di critiche del mondo produttivo contro il giro di vite su contratti a termine e lavoro in somministrazione diventa praticamente unanime. Dopo gli altolà di Confindustria, Confcommercio e Confesercenti dei giorni scorsi arriva ora lo stop anche di Confartigianato. Che parla di «strada sbagliata» e chiede un confronto al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio, primo sponsor del decreto diginità che vedrà la luce dopo una lunga gestazione e un faticoso lavoro di ricerca delle coperture.
Per Confartigianato le misure sui contratti a termine contenute nel decreto vanno nel senso opposto a quello di favorire l’occupazione - nel mirino l’incremento del costo del lavoro per effetto dell'aumento dei contributi a carico delle imprese (+0,5% per ogni rinnovo) - e rischiano di aumentare il contenzioso derivante dalla reintroduzione delle causali . «Se abbiamo ben compreso quello che i ministri Di Maio e Salvini hanno detto intervenendo alla nostra Assemblea nei giorni scorsi, e cioè di voler sostenere il lavoro e le imprese, allora le proposte di modifica delle norme vigenti sui contratti a termine sono la strada sbagliata verso quel risultato», sottolinea il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli. Nei giorni scorsi anche le altre associazioni imprenditoriali si sono espresse criticando il decreto. E le proteste arrivano anche da categorie del terziario tra le quali il consenso per la Lega è piuttosto alto.
Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è un errore rivedere le norme sui contratti a termine irrigidendoli e rendendoli più costosi: «Sono interventi formali che non porteranno nessuna positività, l'occupazione non si genera irrigidendo le regole». Ed ha sollecitato il governo: «Si apra un confronto serrato quanto prima su contenuti e strategie, abbiamo letto delle causali, delle norme per fermare le delocalizzazioni selvagge senza un confronto per poi decidere». Occorre un dialogo «per capire le idee degli altri e poi decidere nel rispetto del primato della politica. Credo che questa sia la democrazia diretta, ascoltare i corpi intermedi e portare a sintesi proposte per il paese. Altrimenti puoi fare la democrazia diretta, ma non si capisce chi ascolti». In particolare Giorgio Palmucci, Presidente di Confindustria Alberghi, sottolinea i rischi per il turismo: «Il nostro settore infatti è caratterizzato da un ricorso fisiologico ai contratti a termine la cui penalizzazione si tradurrebbe quindi in un ulteriore aumento dei costi. Pericoloso in un contesto fortemente competitivo in cui l'Italia si confronta con destinazioni internazionali».
Anche per Confcommercio-Imprese per l’Italia la proposta sui contratti a termine segna «il ritorno ad un periodo di incertezza, ad un incremento del contenzioso e ad una potenziale ricaduta negativa sull'occupazione». La reintroduzione delle causali dal primo rinnovo, l’aumento dello 0,5% del contributo per le imprese dal 2° rinnovo e l’applicazione ai contratti in essere «rappresentano una fortissima penalizzazione per le aziende del terziario e del turismo che da sempre utilizzano questo contratto per far fronte alle variabili esigenze di mercato». Confcommercio chiede di «coinvolgere le parti sociali invece di ricorrere alla decretazione d'urgenza». Sulla stessa scia Confesercenti che chiede di «stralciare dal decreto le parti sul lavoro, ed aprire un tavolo di confronto», perché la normativa sui contratti a termine rappresenta «un colpo difficile per le imprese turistiche e del terziario, che arriva quando la stagione estiva è già iniziata e riguarda i contratti in essere».
Intanto per il ministro Di Maio, oltre al varo del primo decreto economico del Governo, parte una settimana di fuoco. In calendario da lunedì mattina prima l’incontro per la vertenza di Italiaonline, con i sindacati di categoria, e subito dopo al tavolo sui rider, dove per la prima volta incontrerà anche i leader sindacali e i rappresentanti di grandi e piccole imprese, invitati insieme alle aziende del food delivery. In mattinata il ministro vedrà anche l'imprenditore calabrese Nino De Masi anti-ndrangheta che nei primi anni del Duemila denunciò anche le principali banche italiane per usura. In settimana il ministro dovrebbe partecipare anche al tavolo per la vertenza Beckaert (il 5 luglio) e quella successiva a quello per la Invatec (il 12).
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