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Decreto dignità, più che un cambiamento un tuffo nel passato

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Decreto dignità, più che un cambiamento un tuffo nel passato

L'Editoriale|decreto «dignità»

Decreto dignità, più che un cambiamento un tuffo nel passato

Se il primo atto (per decreto) del “governo del cambiamento” si segnala per un tuffo nel passato, vuol dire che sono troppi i conti, anche politici, che non tornano. A tal punto che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si affretta a dichiarare che “ovviamente il Governo non è in contrasto con il mondo imprenditoriale”, mentre il suo vice nonché ministro dello Sviluppo e del Lavoro, Luigi Di Maio, preannuncia che con la prossima legge di bilancio verranno tagliati i costi del lavoro.

Forse il decreto che a partire dai contratti a termine, al di là della lodevole intenzione di combattere la precarietà, finisce per reintrodurre vincoli e costi all'insegna del ritorno a un’idea novecentesca di un mercato del lavoro bloccato è scivolato un po' oltre le intenzioni iniziali dei proponenti? Forse durante la preparazione dei testi ci si è dimenticati che la campagna elettorale era finita assieme ai suoi innumerevoli slogan e che governare significa anche ascoltare chi per mestiere fa impresa sul campo? Qualcuno si è distratto? Perché l’altro vice premier, il ministro dell’Interno nonché leader della Lega, Matteo Salvini, ha disertato il primo Consiglio dei ministri del “governo del cambiamento” preferendo il Palio di Siena?

Dl dignità, Di Maio: imprese non hanno di che preoccuparsi

Fatto è che il danno è fatto e, come è stato notato, con queste misure avremo più cause legali che occupati, in un Paese che si ritrova improvvisamente meno attrattivo. Mentre il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a proposito di svolte e cambiamenti, ha un’idea esplosiva al contrario: discontinuità significa non far saltare i conti.

Naturalmente ci può essere tempo e modo per correggere un passo d’avvio più anti-storico che storico. Basta confrontarsi con la realtà ed avere come orizzonte un Paese che cambia, sì, ma in meglio e non in peggio.

© Riproduzione riservata

  • Guido Gentili. Guido Gentili è editorialista del Sole 24 Ore. È stato Direttore del Sole 24 Ore, Radio 24 e Agenzia Radiocor dal 14/03/2017 al 11/09/2018 e direttore editoriale del Gruppo 24 Ore dall'11/09/2018 ...

4 Commenti

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  • massimo58_2 |

    Decreto dignità. Belle parole, ma la realtà dei fatti è diversa. Basta chiedere ai lavoratori in somministrazione cosa succede dopo le 5 proroghe di contratto. Nulla, non succede nulla, o smettono di lavorare o accettano di iniziare un nuovo contratto a termine, con azzeramento dei precedenti contratti. Chi ha il dovere di vigilare?

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  • Nicardi1 |

    Abbiamo tutti orrore di tornare indietro. Ma per carità! Chi non si ricorda i patimenti del posto fisso? Dei contratti nazionali? Delle assunzioni a tempo indeterminato? L'articolo 18, la tutela della salute e della maternità? Lungi dai noi! Noi vogliamo essere attrattivi! Mi ricorda la storia del tipo che ha cominciato a dare sempre meno da mangiare al somaro che gli tirava il carretto, fino a non dargli più nulla: era tanto più conveniente! E quanto gli sembravano retrogradi e cretini quelli che continuavano a dar da mangiare ai somari. La sfortuna ha voluto che proprio quando l'affarone cominciava a farsi consistente, inaspettatamente la bestiaccia dispettosa è morta! Mah....

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  • pennyline999 |

    Come si fa a non essere d'accordo; il posto fisso sicuro non fa più parte della realtà economica, anche per il motivo che il prodotto aziendale oggi va bene, domani è obsoleto. Ad ogni buon conto destra e sinistra ormai sono solo nel governo e gli oppositori sono stati mandati a casa dal popolo che al limite avrà il reddito di cittadinanza di Grillo.

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  • maurizio111 |

    è il solito vizio di governare l'economia per decreto Renzi è indifendibile per carattere
    ma forse anche quelli che l'hanno crocifisso un po' lo rimpiangono...

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