Come previsto, sarà il giornalista ed ex editorialista del GiornaleMarcello Foa, il candidato ufficiale della Rai alla presidenza della Tv di Stato, ma il suo mandato è destinato a finire prima di iniziare. A decidere sarà oggi il Comitato parlamentare di Vigilanza sulla Rai: in assenza di novità last minute, la contrarietà di Forza Italia sul suo nome di Foa farà mancare alla maggioranza e al Governo i numeri per nominare il primo presidente della Rai dalle posizioni apertamente sovraniste.
Cda riunito per ufficializzare incarichi
A pochi giorni dalla nomina da parte del ministero dell’Economia Foa, in qualità di consigliere anziano, ha presieduto il
nuovo consiglio di amministrazione Rai, riunitosi ieri pomeriggio a viale Mazzini. Oltre a Foa, erano presenti i consiglieri
Fabrizio Salini, anche lui nominato dal Mef, Rita Borioni (Pd), Beatrice Coletti (M5S), Igor De Biasio (Lega), e Giampaolo
Rossi (FdI), eletti da Camera e Senato, e Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti Rai. I consiglieri - si legge in un comunicato
diffuso dalla Rai - con il voto contrario del consigliere Rita Borioni e l'astensione del consigliere Riccardo Laganà hanno
nominato come presidente del Cda Marcello Foa che ha lasciato la sala del consiglio al momento del voto. Il Cda ha successivamente
nominato amministratore delegato dell'azienda Fabrizio Salini.
Passaggio decisivo in Vigilanza
Le candidature ufficiali del presidente e dell’Ad dovranno ora passare al vaglio della Commissione parlamentare di vigilanza
della Rai, organismo di garanzia da poco costituito e guidato dal giornalista Alberto Barachini, senatore di Forza Italia già nello staff di comunicazione dell'ex premier Silvio
Berlusconi. I componenti della Vigilanza Rai sono 40, e per la ratifica dei vertici dell’azienda serve l’assenso (a scrutinio segreto) dei 2/3, pari a 27 voti. La maggioranza controlla 21 voti: 14 M5s + 7 Lega. Pd e Forza Italia esprimono 7 voti ciascuno, Fratelli d’Italia e LeU due voti, e un voto viene espresso dal componente che fa riferimento al gruppo Misto. A conti fatti, con 21 voti della maggioranza, 19 dell’opposizione, e una soglia minima di 27 voti da raggiungere, l’orientamento di Forza Italia gioca un ruolo decisivo.
Spaccatura nel centrodestra
Ma gli azzurri rimangono nettamente contrari ad ogni accordo, come ha spiegato tra gli altri Antonio Tajani in un comizio
a Mestre. A meno di sorprese, gli esponenti azzurri in commissione di Vigilanza voteranno contro Foa, e la sua candidatura
sarà bocciata, evidenziando il primo grande smacco politico dei vicepremier Salvini-Di Maio. A seguire, Forza Italia si attende
l’indicazione di un altro nome da parte del ministro del Tesoro Tria, auspicando però un metodo più adeguato: che sarebbe
quello del confronto prima di fare delle scelte che coinvolgono tutte le forze politiche e non solo una parte.
Pd contrario al ticket Foa-Salini
Resta nettamente contario al ticket Foa-Salini anche il Pd. Il segretario dem Maurizio Martina ha chiesto un no compatto dei partiti della minoranza: «Mi auguro che tutte le opposizioni respingano la provocazione che
la maggioranza ha messo in atto sulla Rai con il consiglio dei ministri di venerdì, quella non è una presidenza di garanzia
ma una provocazione».
Nomine controverse
Venerdì scorso, su indicazione di Giovanni Tria (ministro dell’Economia e in quanto tale maggiore azionista della Rai) il Governo aveva indicato quali membri del Cda Rai di sua spettanza lo stesso Foa (vicino alla Lega e alle posizioni dei sovranisti) e l’ex manager di Sky e La7, Fabrizio Salini, sponsorizzato dal vicepremier Di Maio. Con una certa precipitazione, al termine del Consiglio dei ministri il Governo aveva
poi parlato dei due neo consiglieri rispettivamente come i prossimi presidente e amministratore delegato dell’azienda. Una scelta che in realtà, in base alla legge 220/2015 (la riforma della governance Rai voluta dall'ex premier Renzi entrata
in vigore a gennaio 2016) spetta al Cda Rai e soprattutto alla Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. L’accelerazione non è piaciuta però al Pd, pronta a schierarsi contro la «logica spartitoria» della maggioranza, ma neanche a Forza Italia, che si è sentita scavalcata dall’accordo Di Maio-Salvini, e ora chiede un passo indietro sul nome di Foa per fare spazio
ad un altro candidato che offra maggiori garanzie agli azzurri.
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