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Vigilanza boccia Foa presidente Rai. Salvini: Governo lo…

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distanza tra m5s e lega

Vigilanza boccia Foa presidente Rai. Salvini: Governo lo riproporrà. Di Maio: solo se c’è accordo

La Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai dice no alla nomina di Marcello Foa a presidente della tv pubblica. L’effetto collaterale della prima grande sconfitta “politica” del vicepremier Matteo Salvini (e del Governo) è l’allargamento della distanza che da da giorni divide Lega Forza Italia sul fronte Rai, con qualche crepa anche nel rapporto tra legisti e pentastellati. Salvini infatti insiste sul nome di Foa, provando a forzare la mano a FI: «Trattandosi di una persona libera, che ha lavorato nell'ambito dell'informazione del centrodestra in Italia, conto che Marcello Foa abbia il sostegno di tutto il centrodestra, mi pare curioso che FI ora dica no a una persona il cui spessore penso che sia il massimo a cui ambire come presidente della Rai», spiega in conferenza stampa. «Correttamente - aggiunge - Foa ha detto di rimettere ogni decisione al suo azionsta che è il Tesoro, il Governo: io darò il parere di riconfermargli la fiducia».

Di Maio: Governo riproporrà Foa solo se c’è intesa tra forze politiche
Di diverso avviso il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio: «Il Governo non può ignorare la commissione di Vigilanza Rai, se ci sarà un'intesa tra forze politiche è auspicabile» che il nome di Foa «torni in Vigilanza. Se non c'è intesa, mi pare chiaro che il nome di Foa non può tornare». «Questo - ha precisato - lo dice la legge, non io». Il Cda Rai, vista l’aria, prende tempo. Una nota diffusa dopo una riunione nel primo pomeriggio coordinata dal Foa (in qualità di “consigliere anziano”) e alla presenza dell'amministratore delegato Fabrizio Salini comunica che il Cda, «constatato che non si sono verificate le condizioni di efficacia della nomina del presidente a seguito della votazione della commissione parlamentare di Vigilanza» annuncia la l’aggiornamento della discussione a domani.

Lo stop della Vigilanza
Nell’aula al secondo piano di palazzo S. Macuto questa mattina hanno votato in tutto 23 componenti della commissione: i voti favorevoli a Foa sono stati 22, quattro in meno rispetto al quorum di 2/3, pari a 27 voti su 40, necessari per ratificare con un «parere vincolante» la nomina del presidente votata ieri dal consiglio di Amministrazione della Rai. Una scheda bianca. Presenti pur senza partecipare al voto (a scrutinio segreto) i 7 componenti espressione del Pd, i due di LeU, e 6 commissari azzurri. Ha votato invece il settimo componente in quota FI, il presidente, il senatore Alberto Barachini, giornalista ed ex componente dello staff di comunicazione di Berlusconi.

Foa: mi rimetto alle decisioni dell'azionista
«Prendo atto con rispetto della decisione della commissione di Vigilanza della Rai», ha dichiarato Foa all’esito del voto in Vigilanza. «Come noto, non ho chiesto alcun incarico nel consiglio che mi è stato proposto dall'azionista. Non posso, pertanto, che mettermi a sua disposizione invitandolo a indicarmi quali siano i passi più opportuni da intraprendere nell'interesse della Rai», ha concluso.

Impasse politico
La mancata ratifica della nomina di Foa al vertice della Rai apre la strada a due possibili alternative: la prima, in linea con la prassi seguita finora, passa dalle dimissioni del giornalista dal Cda per lasciare il posto ad un altro nome più di “garanzia” indicato dal Mef (e quindi automaticamente candidato alla presidenza Rai) dopo un consultazione allargata al centrodestra. Ed è questa la soluzione auspicata nei giorni scorsi di Berlusconi, che conta sul reset per riannodare il dialogo con la Lega. Non a caso, l’azzurro Maurizio Gasparri ha spiegato l'astensione dal voto in commissione di Vigilanza parlando di «metodo sbagliato», che ha portato inevitabilmente alla bocciautura del candidato , e che «pertanto va cambiato. In rima la capiscono tutti, la procedura è chiara, ce ne vuole un altro».

L’ipotesi che Foa resti al suo posto
La seconda metterebbe definitivamente in crisi i rapporti interni al centrodestra, con Berlusconi messo in angolo da Salvini pronto a difendere la sua leadership anche a costo di strappi e diktat su un fronte politicamente sensibile come la Tv di Stato. In pratica, Foa, potrebbe rimanere alla guida del Cda Rai in qualità di “consigliere anziano”, presiedendo di fatto l’azienda pur senza la ratifica della Vigilanza, permettendo all’Ad Salini e al Consiglio di operarare procedendo anche alla nomina dei direttori di rete e dei Tg.

Rai, attesa prima riunione cda

Anzaldi (Pd): Foa lasci Cda o via ai ricorsi
Una scelta senza precedenti, quella del presidente “abusivo” senza la ratifica della Vigilanza che aprirebbe inevitabilmente la strada a ricorsi e carte bollate (come preannunciato dal segretario dem della commissione, Michele Anzaldi, se Foa dovesse rimanere al suo posto). Al momento, però, la maggioranza sembra decisa a procedere su questa strada, almeno a giudicare dal commento a caldo del capogruppo M5S in Vigilanza Gianluigi Paragone: «Volevamo la Rai del cambiamento, l'opposizione ha detto no. Mi auguro che Foa non si dimetta».

M5S e Lega: FI e Pd tornano al patto del Nazareno
Su Facebook, il capogruppo M5S alla Camera Francesco D’Uva accusa invece Pd e FI di aver «ricostituito il patto del Nazareno» per bloccare la nomina di Foa. «Forza Italia e Pd si sono schierati contro di lui, allievo di Montanelli, giornalista de Il Giornale e forte sostenitore della sovranità nazionale. Dal Pd te lo aspetti, ma da Forza Italia? E' un colpo basso alla Lega. Non siamo loro alleati, ma da noi avranno sempre lealtà e correttezza». «Dispiaciuti dell'asse Pd-Fi che cerca di fermare il cambiamento, sia del Paese che della Rai» anche i capigruppo della Lega di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.

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