Alla fine è passato non senza polemiche alla Camera il decreto per la cessione alla Libia di dodici motovedette, dieci “Classe 500” della Guardia costiera e due unità navali “Classe Corrubia” della Guardia di finanza, come argine all'immigrazione illegale e alla tratta di esseri umani. Dopo il via libera del Senato di fine luglio a tarda serata è arrivato infatti il sì definitivo, con 382 deputati che hanno votato sì, 11 i voti contrari, un astenuto con il Pd che ha annunciato polemicamente di non partecipare alla votazione. La giornata finale ha conosciuto nell’Aula di Montecitorio diversi momenti di tensione culminati nella decisione dei dem di iscriversi in massa come forma estrema di ostruzionismo.
«Oggi è arrivato in Aula il decreto sulle motovedette da cedere alla Libia. Abbiamo chiesto attraverso i nostri emendamenti di legare quell'atto a garanzie vere del rispetto dei diritti umani in quel paese. A cominciare dall'obbligo per la Libia di sottoscrivere la convenzione di Ginevra. Gli emendamenti sono stati bocciati dalla maggioranza e i nostri deputati offesi ed insultati solo per aver denunciato l'insensatezza delle scelte della maggioranza» sintetizzerà il presidente democratico Matteo Orfini sul finire dei lavori. Nel dettaglio,il provvedimento autorizza la cessione a titolo gratuito al governo libico, con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato, di motovedette fino a un massimo rispettivamente di dieci unità navali, classe 500, fra quelle in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera e due unità navali, da 27 metri,fra quelle in dotazione alla Guardia di finanza. Viene autorizzata, per l'anno 2018, la spesa di complessivi 1.370.000 euro per garantire la manutenzione delle singole unità navali cedute e per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale della Guardia costiera libica (la spesa autorizzata per il ministero delle Infrastrutture è pari a 800mila euro).
Per l'attività di addestramento relativa alla cessione delle due unità navali da 27 metri della Guardia di finanza, i costi complessivi sono stimati in 400mila euro per l'addestramento dei due equipaggi, composti da 14 unità ciascuno. Per la formazione si prevede un corso, da svolgersi presso la Scuola nautica del Corpo di Gaeta, della durata di tre settimane per 28 frequentatori più due tutor. A ciò si aggiungono i costi di gestione manutentiva stimati in 170mila euro.
L'articolo 2-bis, introdotto durante l'esame presso l'altro ramo del Parlamento, prevede l'adozione di un decreto del ministro delle Infrastrutture di concerto con i ministri della Difesa, dell'interno, dell'Ambiente e delle Politiche agricole che fisserà le modalità di utilizzo di droni ai fini dell'attività di ricerca e soccorso e di polizia marittima, nonché per l'espletamento dei compiti d'istituto assegnati al Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera. Inizialmente dovrebbero essere dislocati a bordo delle due navi che la Guardia costiera impiega per il pattugliamento del Mediterraneo centrale, la “Diciotti” e la “Dattilo”, ma in futuro potranno anche essere utilizzati per tutte le funzioni istituzionali del Corpo, dai compiti di polizia marittima al controllo delle coste.
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