Con 155 voti favorevoli e 125 contrari (un solo astenuto) l'Aula del Senato ha definitivamente approvato il decreto «Dignità» di marca giallo-verde. Senza fiducia, come ribadito di nuovo stamani di primo mattino dal vicepremier Luigi Di Maio con l’impegno che il taglio del cuneo fiscale verrà inserito nella legge di Bilancio su cui si sono avviati la scorsa settimana i primi ragionamenti nell’esecutivo.
Dalla stretta sui contratti a termine e le delocalizzazioni al divieto per la pubblicità del gioco d'azzardo diverse le novità introdotte. A Palazzo Madama il testo non ha subito correzioni in commissione rispetto a quello licenziato da Montecitorio ed è arrivato in Aula senza mandato al relatore. Terminate le votazioni sugli emendamenti, tutti non approvati, la seduta è ripresa nel primo pomeriggio con anche il premier Giuseppe Conte presente per il via libera definitivo al decreto, di ritorno dal sopralluogo nei luoghi degli incidenti di Bologna e Foggia.
Confermati gli sgravi agli under-35
Palazzo Madama ha confermato le modifiche al capitolo lavoro, come la prosecuzione degli incentivi alle assunzioni “under 35” fino al 2020: le imprese che effettueranno nuove assunzioni stabili con contratto a tutele crescenti continueranno a beneficiare dello
sgravio contributivo pari al 50% introdotto dalla legge di Bilancio 2018. Prevista anche una più estesa applicazione dei voucher
nelle attività ricettive e una ‘fase transitoria' che esclude fino al 31 ottobre prossimo le proroghe e ai rinnovi dei contratti
a termine in essere al 14 luglio scorso.
La stretta sui giochi
Novità anche per i sistema giochi: dal 2020 'lettori' obbligatori di tessera sanitaria su “slot” e “vlt” per tenerne lontani
i minori (con 10mila euro di multa ad apparecchiatura non in regola) e logo “no slot” su pubblici esercizi e circoli privati
che rinunciano a ospitare tali attività. Il Dl ha poi fatto proprio il rinvio al gennaio 2019 dell'obbligo di fatturazione elettronica per i distributori di carburanti previsto da un precedente provvedimento d'urgenza e indica una soluzione-ponte per i maestri e le maestre diplomate a seguito
della recente sentenza sui titoli di studio necessari per l'insegnamento.
La stretta sui contratti a termine
Il provvedimento varato da Palazzo Chigi restringe le finestre per il ricorso al tempo determinato (causali già dopo 12 mesi
e contratti per non più di 24 mesi in tutto, dai precedenti 36, e più 0,5% contributivo a ogni rinnovo) e aumenta le indennità
previsti dai contratti a tutele crescenti (si passa da 4 a 6 mensilità come minimo e da 24 a 36 come massimo). E si punta
e a colpire le cosiddette delocalizzazioni selvagge con sanzioni e restituzioni “onerose” di quanto incassato dallo Stato,
e il gioco d'azzardo attraverso lo stop alla pubblicità, anche sotto forma di sponsorizzazione, (un emendamento dell'opposizione
che ha ottenuto con il parere favorevole del vicepremier Luigi Di Maio, innalza le relative sanzioni dal 5 al 20% del valore
della promozione). Arrivano peraltro soprattutto da questo settore le risorse necessarie per aumentare gli indennizzi, grazie
a una manovra sul Preu (Prelievo unico sui giochi). Non mancano misure di semplificazioni fiscali come l'addio allo split
payment per i professionisti, lo stop al redditometro per gli accertamenti 2016 e lo spostamento a febbraio 2019 del prossimo
appuntamento con lo spesometro.
Le reazioni
«Ad una disciplina complessa» quale quella delle imprese «si è risposto con norme improvvisate che non necessitavano di alcuna
urgenza», ha puntato il dito Gilberto Pichetto Fratin (Fi) in sede di dichiarazione di voto con parere negativo. Per i senatori
di Forza Italia l'impianto è «fortemente punitivo e illiberale e le premesse stesse del decreto «sono smentite dai numeri:
le cifre non fotografano e non fotografavano l'emergenza sul lavoro a termine» e quindi non giustificano «alcuna impellenza
per il decreto». Dissenso radicale anche dal resto delle opposizioni. «Avete fatto peggio che mettere la fiducia, avete
messo il bavaglio alle opposizioni» è stata l’accusa del capogruppo dem Andrea Marcucci nel denunciare «l'umiliazione che
ha subito il Senato in queste ore: il nuovo regolamento consente di procedere velocemente in Aula, con il presupposto che
i provvedimenti possano essere analizzati in modo serio e produttivo in commissione e voi lo avete impedito, per non fare
tardi stasera? Per anticipare le vacanze dei colleghi? Per non ascoltare proposte delle opposizioni». A difendere le misure
i senatori del Movimento 5 Stelle in Commissione Lavoro per i quali ora «arriva una prima, forte spallata a quella piaga sociale
che risponde al nome di precariato. Una rivoluzione culturale con la quale, da oggi, questo governo
inizia a rimettere al centro i lavoratori e i loro diritti, cancellati dalle scellerate leggi perpetrate dagli ultimi governi
che hanno avuto come unico effetto quello di rendere ancora più incerta la vita dei cittadini».
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