Nel pacchetto dei nodi da sciogliere in vista della manovra 2019 rientrano due misure, l’aumento dell’Iva dal prossimo gennaio e il superamento del bonus Renzi degli 80 euro, che sono sempre più al centro del confronto tra il ministro dell’Economia Giovanni Tria da una parte, e i vicepremier - nonché azionisti di maggioranza dell’esecutivo M5s Lega- Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma del pacchetto fanno parte anche tax expenditures, previdenza, lotta alla povertà, le misure per alleggerire la pressione fiscale e la spending review. Il contesto, va ricordato,è quello agostano, tradizionalmente caratterizzato, in materia di manovra, da balletti di cifre, misure “dalla vita breve”, talvolta annunciate e poi smentite nel volgere di poche ore. Se questo è il quadro, l’autunno si preannuncia “caldo”.
Le distanze nell’esecutivo sull’aumento dell’Iva
Cominciamo dall’aumento dell’Iva dall’anno prossimo. Nell’intervista a Il Sole 24 Ore di ieri il ministro dell’Economia ha
chiarito che «tutte le simulazioni su cui abbiamo lavorato si basano sulla mancata attivazione delle clausole di salvaguardia»,
ma ha anche aggiunto che «sull’Iva possiamo al massimo effettuare qualche riordino per semplificare alcune aliquote: stiamo
elaborando varie ipotesi, alcune producono piccoli aumenti di gettito e altre qualche riduzione, ma con volumi assolutamente
marginali». Lo scenario che viene fuori dalle parole del ministro è dunque quello di un eventuale aumento selettivo. Questa
mattina i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, hanno invece annunciato che l’Iva non aumenterà.
... e sul bonus Renzi da 80 euro
Un’altra distanza tra i tre esponenti dell’esecutivo è sul bonus Renzi da 80 euro. Tria ha detto che è in discussione (« Non
c’è dubbio, anche per ragioni di riordino tecnico. Per com'è stato costruito, il bonus da 80 euro crea complicazioni infinite,
a partire dai molti contribuenti che l'anno dopo scoprono di aver perso o acquisito il diritto per cambi anche modesti di
reddito. Ma proprio per la delicatezza del tema, è importante ribadire che tutto il sistema va rivisto con la garanzia che
nessuno perda nel passaggio dal vecchio al nuovo. L’obiettivo è di definire la distribuzione dei benefici e di modulare di
conseguenza l'intervento sulle tax expenditures». Di Maio e Salvini hanno invece affermato che il bonus non sarà toccato.
Il nodo degli sconti fiscali da tagliare
Nell’ambito del maxi riordino delle spese fiscali deciso nel vertice di governo di ieri sera, bisognerà decidere quali delle
466 spese fiscali conteggiate nell’ultimo rapporto Mef saranno cancellate nella prossima legge di Bilancio. Quale sarà la
quota aggredibile? Il lungo elenco delle «spese fiscali» riguarda anche le imprese, ma il ministro dell’Economia Giovanni
Tria ha chiarito che iper e superammortamento, efficaci per la ripresa degli investimenti privati, andranno confermati.
Il dossier pensioni: quota 100 o uscita per tutti con 42 anni di contributi?
Sul fronte pensioni, tema delicatissimo, si tratterà di decidere come superare la riforma Fornero. Le ipotesi al momento sono
due: il ritorno ai pensionamenti di anzianità con «quota 100» (somma tra età e anzianità contributiva), e 64 anni d’età o
ripristino dell’uscita di anzianità per tutti garantito con 42 anni di contributi invece che con quota 41 e sei mesi, come
previsto da una proposta elaborata in passato dalla Lega.
Reddito di cittadinanza: servono sei miliardi
Un altro nodo da sciogliere in vista della legge di Bilancio è il piatto forte nel menù proposto dai Cinque Stelle in campagna
elettorale: il reddito di cittadinanza. L’avvio di questa misura è tra i punti chiave del progetto di manovra. Il reddito
di citadinanza, ha spiegato Tria, ingloberà l’attuale Reddito di inclusione (Rei) ma anche altri meccanismi di sostegno alle
fasce deboli. E il percorso per l’attivazione di questo strumento a carattere univesale sarà progressivo, ovvero sarà sviluppato
con gli spazi di finanza pubblica che si presenteranno man mano. Il reddito di inclusione varato da Renzi e Gentiloni costa
2,8 miliardi a regime. Ne servono sei per renderlo universale.
Flat Tax: dopo le simulazioni occorrerà decidere la strada da intraprendere
Ragionamento analogo per l’altro piatto forte della campagna elettorale, questa volta dalla parte del Carroccio: la Flat Tax.
Tria ha parlato di «un percorso progressivo di convergenza verso l’obiettivo indicato dal programma di governo». E ha anche
spiegato che «l’aumento delle soglie per il regime forfettario è sicuramente un passo possibile, che produce anche un rilevante
effetto di semplificazione degli adempimenti a carico delle attività economiche più piccole. Ma - ha aggiunto il responsabile
del Tesoro - stiamo lavorando intensamente anche sulle simulazioni degli interventi possibili per le persone fisiche, sempre
nell’ottica di convergere progressivamente verso l'obiettivo finale». Tra le ipotesi valutate, la riduzione da cinque a tre
delle aliquote Irpef. Quanto alle coperture, il governo guarda alle tax expenditures. Si tratta di ipotesi che saranno oggetto
di analisi e valutazioni nei prossimi giorni, vero nodo da sciogliere in vista della manovra 2019.
La spending review dei ministeri
Infine, un altro nodo che andrà sciolto è quello della spending review. Ai ministri è stato chiesto di mettere a punto per
settembre un piano di riuduzione dei costi, da calibrare con le richieste delle spese. La coperta sarà, come accade spesso
quando si parla di spending review, corta. E anche lì il governo giallo verde sarà chiamato a fare delle scelte.
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