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Gronda Genova, Tav e Tap: perché sulle grandi opere il M5S rischia…

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GRANDI OPERE

Gronda Genova, Tav e Tap: perché sulle grandi opere il M5S rischia di più della Lega

Gronda di Genova, alta velocità Torino-Lione, gasdotto Tap. Il governo giallo-verde ha messo nel mirino le grandi opere, oggetto di una «revisione complessiva, che contempli anche l’abbandono del progetto». Nell’esecutivo tra Lega e M5S ci sono diverse sensibilità, ma a rischiare di più, a livello politico, sono Di Maio e compagni, che in questi territori hanno preso molti più voti del Carroccio (anche rispetto agli equilibri tra i due partiti nella media nazionale), spesso facendo del no alle «opere inutili» il loro cavallo di battaglia. Un confronto messo sotto una nuova luce dopo il crollo del ponte di Genova.

Grillini e il bacino elettorale dei no Gronda
«Definanzieremo le grandi opere inutili, oltre al Terzo Valico, anche la Gronda autostradale di Ponente, per potenziare le infrastrutture esistenti», disse il 10 gennaio scorso, prima delle elezioni politiche del 4 marzo, l’allora candidato premier del M5S Luigi Di Maio, in una intervista alla tv ligure Primocanale. Non è un mistero il legame tra i comitati no Gronda e il M5S (un loro comunicato nel 2013 fu ospitato sul sito del Movimento). A Genova città, alle politiche i 5 stelle hanno preso il 35% (32,7% la media nazionale), in pratica due voti ogni uno incassato dall’alleato leghista.

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Cinque stelle nel collegio Tav superano la Lega di 10 punti
«La Tav Torino-Lione è una follia di opera pubblica, è un’opera inutile. Io voglio prendere quelle decine di miliardi di euro per investire in strade, autostrade e ferrovie al Nord e al Sud», affermò Di Maio a Matrix il 28 febbraio, pochi giorni prima del voto delle politiche. Nel collegio della Val Susa (Pinerolo) i 5 stelle hanno preso il 31% riuscendo a staccare il Carroccio per più di 10 punti. Nel Comune di Susa, il M5S ha confermato il suo feudo, superando il 40%.

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Tap: a Melendugno M5S al 62%
«Faremo di tutto per bloccare il colpo di mano. È inaccettabile che un’opera inutile, anzi dannosa come il gasdotto Tap venga inclusa tra quelle considerate strategiche», denunciavano i deputati M5S in relazione all’iter della Legge di Bilancio, a fine dicembre scorso. Nel collegio Puglia 02, dove è più forte il movimento no Tap, i 5 stelle hanno incassato il 42% (a Melendugno, il comune interessato dall’arrivo del gasdotto, si sale fino al 62%). In pratica più di 6 voti ogni uno dell’alleato di governo leghista.

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