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Pensioni, per gli «esuberi» ipotesi quota 100 modulabile

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l’ipotesi tecnica

Pensioni, per gli «esuberi» ipotesi quota 100 modulabile

In attesa di conoscere con precisione la dote disponibile con la prossima manovra per avviare il processo di superamento della legge Fornero, al ministero del Lavoro, e anche al Mef, comincia ad assumere una fisionomia abbastanza definita il dossier pensioni.
Una delle ultime ipotesi tecniche, molto gettonata, prevede l’uscita al raggiungimento di quota 100, nella somma tra età anagrafica e anzianità contributiva, con differenti modulazioni a seconda dei settori di appartenenza dei lavoratori.

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Il modello allo studio degli esperti del Governo prende spunto da alcuni strumenti oggi in vigore: il fondo esuberi del settore bancario, che attraverso un mix di sostegno al reddito e uscite incentivate conduce al pensionamento non “traumatico” i lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione, e il neonato fondo «Tris» nel settore chimico-farmaceutico che, per lasciare spazio ai giovani, assicura assegni integrativi al reddito a chi va in pensionamento anticipato. Un altro strumento a cui si guarda è quello dell’isopensione, introdotto dalla riforma Fornero per garantire agli esodati da aziende con almeno 15 dipendenti uno scivolo verso il pensionamento di massimo 4 anni completamente a carico dell’impresa. Questa tipologia di sostanziale pensionamento anticipato è stata adottata da numerose aziende di grandi dimensioni e, con l’ultima legge di Bilancio, è stata ulteriormente potenziata consentendo ai datori, previo accordo sindacale, di far uscire i dipendenti distanti dalla pensione fino a un massimo di 7 anni.

Questo meccanismo sarà ulteriormente affinato nei prossimi giorni anche sulla base delle indicazioni del team di esperti (interni ed esterni) del ministero del Lavoro, del quale fanno parte, tra gli altri, Pasquale Tridico, Alberto Brambilla e Giampiero Falasca. Come ha più volte ripetuto il ministro del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio, e come ribadisce anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon «l’obiettivo del Governo resta l’introdzuione di quota 100 per tutti». Durigon conferma anche che «sul dossier si sta lavorando in vista della prossima legge di bilancio».

Resta da sciogliere il nodo risorse. Il quadro sarà più chiaro al momento della stesura della Nota di aggiornamento al Def da presentare entro il 27 settembre. Anche con fondi limitati per il capitolo previdenza si rivelassero limitate, Di Maio e Matteo Salvini puntano a far scattare già dal 2019 alcuni interventi. Il Governo intende garantire l’uscita ai lavoratori con quota 100 sulla base di due requisiti fissi (64 anni di età e 36 di contribuzione o 65 anni di età e 35 di “versamenti”), in attesa di aprire anche il canale delle uscite con 41 (o 42) anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Una dote limitata consentirebbe l’introduzione della “quota” soltanto per una platea ristretta. E la priorità potrebbe essere data alla uscite collegate alle crisi aziendali rendendo però in ogni caso flessibili i requisiti anagrafici e contributivo a seconda dei settori di appartenenza (industria, commercio, artigianato e via dicendo). In questo quadro si starebbe valutando anche la reintroduzione della Cigs per cessazione d’attività cancellata dal Jobs act. Si ragiona su un sussidio ponte tra 6 e 12 mensilità che tutelerebbe gli esuberi in attesa dell’arrivo del cambio di proprietà dell’azienda con un costo a carico dello Stato tra i 200 e i 300 milioni di euro. La misura servirebbe a garantire un reddito ai lavoratori senior in attesa del successivo scivolo pensionistico.

Intanto nella maggioranza prosegue il confronto sulla stretta alle pensioni d’oro. Al momento non è stato raggiunto alcun compromesso. Quella del contributo di solidarietà è solo una delle opzioni sul tappeto, ma in ogni caso il “taglio” non scatterà sotto i 4mila euro mensili. Alcune ipotesi di prelievo di solidarietà produrrebbero infatti i loro affetti anche su assegni di 2mila euro mensili. Una strada impercorribile per la coalizione gialloverde. La proposta di legge firmata dai due capigruppo di M5S e Lega alla Camera Francesco D’Uva e Riccardo Molinari sarà comunque in commissione Lavoro a Montecitorio. A inizio settembre si tireranno le somme sui ritocchi. «Non faremo un passo indietro finché pensioni d’oro e vitalizi sui deputati non saranno che un ricordo», ha assicurato ieri Di Maio. A confermare la bontà e l’efficacia dell’intervento è anche il sottosegretario Durigon che aggiunge: «È un’iniziativa giusta e all’insegna dell’equità, il testo potrà essere migliorato a Montecitorio».

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