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Nelle concessioni autostradali un tesoro da 32 miliardi di liquidità

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dopo genova / la partita del governo

Nelle concessioni autostradali un tesoro da 32 miliardi di liquidità

Il Governo giallo-verde apre il cancello delle miniere segrete delle concessioni autostradali; e si scopre che i signori dei caselli in Italia siedono su una montagna d’oro da quasi 32 miliardi di euro. È il fiume di liquidità che la rete dei pedaggi produce.

Il Sole 24 Ore ha passato in rassegna i piani finanziari delle concessionarie: il calcolo è incompleto perché basato solo su una parte di convenzioni, quelle delle tratte autostradali più importanti per traffico, chilometraggio o posizione. Sulla base previsionale dei singoli piani, che hanno scadenze diverse nel tempo e sono iniziati pure in anni diversi, il sistema autostrade produce miliardi di utili e ne regala altrettanti ai propri azionisti: in totale 19,7 miliardi ai quali vanno sommati gli 11,8 miliardi destinati a rimanere in cassa alla scadenza delle concessioni.

Quanto rendono le principali concessioni autostradali
I rendimenti previsti per l'arco dei piani finanziari (Nota: Il canone di concessione è fissato per legge al 2,4% dei pedaggi per tutte le autostrade; (*) le manutenzioni vanno dal 2007 al 2011. Fonte: elaborazione il Sole 24 Ore su dati Mit)

Atlantia della famiglia Benetton e dei tanti soci (dal fondo di Singapore GIC) sale sul gradino più alto del podio, ma è tutta l’industria delle concessioni a rivelarsi un sistema remunerativo. Come già svelato due giorni fa, Aspi, la più grande concessionaria d’Italia con oltre 3mila chilometri, fa la parte del leone con 14 miliardi di dividendi (pagati e previsti) e altri 9 di liquidità nel 2038: quando una concessione scade, in teoria, deve essere restituita al concedente, ossia allo Stato. Le società private che fino ad allora hanno gestito diventano scatole vuote, e dunque quello che c’è dentro viene redistribuito ai soci.

Quanto al tasso di rendimento lordo del 10,21% (6,85% dopo le tasse) che aveva fatto scalpore, Aspi ieri ha precisato che remunera solo gli investimenti richiesti dallo Stato dopo il 2008, «che oggi sono di importo trascurabile» e che «per il quinquennio 2018-2022, la proposta di aggiornamento del piano finanziario (...) prevede una remunerazione al 7,30% lordi (5% dopo le tasse). Tra l’altro, analizzando le concessioni, questo tasso di remunerazioneè in linea con la media degli altri gestori.

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La seconda concessione più ricca è la Serenissima, di proprietà della famiglia Chiarotto (gruppo Mantovani) e della famiglia Gavio (secondo gestore italiano dopo i Benetton): l’autostrada Brescia-Padova, l’infrastruttura che fa muovere il Pil del Nord-Est premia i suoi azionisti con un assegno da 3,1 miliardi e a fine vita avrà in cassa un altro miliardo. Il terzo posto spetta alla Milano Serravalle, l’autostrada pubblica che collega la capitale economica con il mare e il porto di Genova con un miliardo di dividendi e un tesoretto finale da quasi 400 milioni.

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Lo spaccato dei dati rivela casi agli antipodi: per esempio, i Benetton sono i più generosi (verso se stessi, verso il mercato e verso gli azionisti di minoranza) come dividendi; mentre l’imprenditore delle costruzioni Carlo Toto, ex patron di AirOne e gestore della Autostrada Roma-L’Aquila, è un francescano: niente cedole, solo una cassa a fine della concessione stimata in 579 milioni.

In generale, le cifre risentono della diversa lunghezza delle tratte in concessione, del fatto che si trovino in zone di montagna (più impegnative) o di pianura, di età e stato dell’infrastruttura e dell’arco temporale cui si riferisce il piano finanziario (che può differire dalla durata della concessione). Il caso-limite è quello dell’Autobrennero, il cui piano arriva al 2045 mentre la concessione è scaduta nel 2014 e ancora non ce n’è una nuova. La mole degli investimenti riportati, poi, è perlopiù indicativa: non di rado, i piani finanziari prevedono opere di dubbia realizzazione. È il caso della bretella della Cisa (in concessione alla Salt) che dovrebbe connettere l’Autobrennero con la Spezia: la sua sostenibilità finanziaria è da verificare e le istituzioni locali hanno altre priorità. Difficile è anche il prolungamento dell’autostrada della Valdastico (in concessione alla Brescia-Padova) fino a Trento. Ci sono casi in cui vengono programmati investimenti poco utili o pressoché impossibili per ottenere la proroga della concessione: il concessionario evita di gravare troppo sulle tariffe in cambio di un allungamento del periodo per il quale potrà riscuotere i pedaggi.

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