Stop entro un anno alle aperture domenicali dei negozi e una “cura dimagrante” per le norme sull'impiego, con 140 leggi sostituite da un unico Codice del lavoro. Poi l'annuncio di una «brutta sorpresa nei prossimi giorni» per Autostrade per l'Italia, al centro delle polemiche per le responsabilità nel crollo del viadotto Morandi a Genova: «Il ponte lo deve ricostruire un'azienda di Stato come Fincantieri, non lo faccio ricostruire a chi lo ha fatto crollare». In diretta Facebook da Bari prima di entrare alla Fiera del Levante il vicepremier Luigi Di Maio aggiorna l'elenco dei provvedimenti in cantiere del governo giallo-verde.
Stop alla liberalizzazione Monti sugli orari
Tra le priorità, di pari passo con l'avvio, la scorsa settimana, dell'esame in commissione Attività produttive della Camera, della proposte di legge sulla
regolamentazione degli orari di apertura e chiusura di negozi e attività commerciali. «Sicuramente entro l'anno approveremo la legge che impone uno stop nei week end e nei festivi a centri commerciali ed esercizi
commerciali», ha assicurato Di Maio, confermando la linea della maggioranza su questo fronte. Ci saranno «delle turnazioni»,
ma «l'orario degli esercizi commerciali non può più essere liberalizzato come fatto dal governo Monti perché sta distruggendo
le famiglie italiane», ha spiegato il leader M5S ai suoi follower: «Bisogna ricominciare a disciplinare gli orari di apertura
e chiusura».
SONDAGGIO: NEGOZI APERTI NEI FESTIVI, GIUSTO O SBAGLIATO IMPORRE DEI LIMITI?
Di Maio: uno su 4 resterà aperto
Intervenendo questa mattina, il vice premier ha precisato che non ci sarà un chiusura totale: «Ci sarà un meccanismo di turnazione
- ha spiegato - resta aperto il 25% e l'altra parte chiude e turno, ci sarà sempre un negozio sotto casa per fare spesa»,
la turnazione «in parte la deciderà la legge, prima lo faceva il sindaco. Tutto questo - ha aggiunto Di Maio - lo si fa perché
da quando ci sono le liberalizzazioni i ragazzi sono sfruttati e lavorano in condizioni indegne, stando sempre lì dentro visto
che la grande distribuzione vorrebbe restare aperta 24 ore su 24 con il solo obiettivo che è il profitto e basta».
Il ministro dell’Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio, ha ulteriormente precisato: «La nostra proposta pervede di non bloccare le aperture nelle città turistiche».
Gdo contraria: 40-50mila posti a rischio
Una prospettiva che non piace affatto alla Gdo: «La grande distribuzione occupa
450 mila dipendenti - sottolinea l’ad di Conad Francesco Pugliese -. Le domeniche incidono per il 10% e quindi sicuramente
avremo circa 40-50mila tagli. Ora quei 400 mila saranno felici di non lavorare, i 50 mila non so se lo saranno». Per l'ad
di Conad, la liberalizzazione delle aperture guarda soprattutto «nell'ottica dei cittadini. Ci sono 19 milioni e mezzo di
persone che vanno a fare la spese nei negozi la domenica». Di certo, sottolinea il presidente di Federdistribuzione Claudio
Gradara, «le aperture domenicali sono un grande successo, hanno dato un sostegno ai consumi in un momento di grande necessità».
E poi c'è un altro tema con cui fare i conti, l'e-commerce: mettere limitazioni al commercio mentre le vendite on-line vanno
a gonfie vele sarebbe «un handicap per l'intero settore», evidenzia il presidente di Federdistribuzione.
Più cauta Confcommercio, che dice sì al dialogo per «una regolamentazione minima e sobria» delle chiusure festive: «Ridiscutere
con atteggiamento non ideologico il ruolo della distribuzione è un primo passo importante e condivisibile».
Sindacati favorevoli alla stretta
Netta, invece, la posizione dei sindacati, promotori anche di diverse campagne contro 'la spesa' nei giorni festivi: «Intervenire
è una priorità - insiste la segretaria generale della Filcams-Cgil, Maria Grazia Gabrielli - È indispensabile un confronto
per porre un limite alle aperture incontrollate, che in questi anni hanno stravolto il settore e la vita delle lavoratrici
e dei lavoratori delle aziende del commercio».
Una delega per il Codice del lavoro
Altro tema della diretta le mosse del governo sul fronte normativo. «Eliminiamo 140 leggi e ne mettiamo una sola, quella che
istituisce il codice del lavoro. Il progetto di legge è già pronto», ha spiegato Di Maio. Sarà una «legge delega che dovrà
approvare il Parlamento» e che dovrà autorizzare l'esecutivo a «emanare il codice del lavoro». In agenda anche lo stop alla
pubblicità delle società partecipate dello Stato sui giornali «perché molto spesso non si sa se comprano quelle inserzioni
pubblicitarie per fare pubblicità al brand o un favore ai giornali». Il tema, ha aggiunto Di Maio, sarà all'attenzione del
governo nei prossimi mesi, quando dovranno essere rinnovate le governance di tante società partecipate «che a volte, ho come
il sospetto, stiano tenendo in vita molti gruppi editoriali che senza quelle grandi pubblicità non riuscirebbero neanche a
resistere».
«Il M5S è ed era “no-Tap”»
Nel corso diretta Di Maio accenna anche ad un altro dossier spinoso, quello del gasdotto trans-adriatico (conosciuto con l'acronimo
inglese di Tap, Trans-Adriatic Pipeline) in costruzione tra Grecia e l'Italia, con approdo nella provincia di Lecce. «Il M5S
è ed era “no-Tap”, il dossier è sul tavolo del premier, lo affronteremo», ha detto il vicepremier, aggiungendo che «non si
può prescindere dal dialogo con le comunità locali, a partire dal sindaco e dai cittadini passando per tutte le associazioni
sul territorio».
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