Chiunque si trovasse in una situazione simile, in attesa di una ratifica ufficiale della propria nomina, probabilmente si
asterrebbe dal fare considerazioni sulla durata dell’incarico che si prepara a ricoprire. Possiamo immaginare che per Filippo
Patroni Griffi, napoletano di 63 anni, questo valga anche di più. La comprensibile scaramanzia questa volta può, però, essere
messa da parte, perché la presidenza del Consiglio di Stato che si prepara sarà piuttosto lunga: sette anni, se rimarrà la
regola che consente ai magistrati di andare in pensione a 70 anni.
La prospettiva internazionale
Soprattutto, però, coinciderà con un periodo in cui la giustizia italiana avrà un ruolo di primo piano nel panorama europeo.
Il Consiglio di Stato fa, infatti, parte dell’associazione europea delle magistrature amministrative, la cui vicepresidenza
per i prossimi due anni sarà affidata al nostro Paese (la presidenza sarà tedesca), mentre fra un biennio sarà l’Italia a
guidare il consesso, per poi, per i successivi due anni, rivestire l’incarico di vicepresidente uscente. Insomma, sei anni
ai vertici delle Corti europee. Più o meno quanto la durata dell’incarico del nuovo presidente del Consiglio di Stato. Una
continuità significativa.
Pa in controluce
Patroni Griffi arriva ai vertici di Palazzo Spada dopo aver ricoperto diversi incarichi extra-giudiziari. È stato nelle stanze
dei bottoni di diversi ministeri da capo dell’ufficio legislativo e capo di gabinetto, sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio nel Governo Letta, segretario generale del Garante della privacy. Da ministro della Pubblica amministrazione ha
reso ancora più scorrevole la strada della trasparenza nella Pa, predisponendo un testo unico in cui spiccava il nuovo strumento
dell’accesso civico, ovvero la possibilità per i cittadini di chiedere conto degli atti detenuti dalla Pa senza dover esibire
alcun particolare interesse, se non quello della conoscenza del buon andamento degli uffici pubblici.
Doppia toga
Nella magistratura ha rivestito prima la toga di “ordinario” e poi quella di giudice amministrativo, passando quasi subito,
per concorso, dai Tar al Consiglio di Stato. E a Palazzo Spada, dove ha svolto anche attività sindacale presiedendo l’Associazione
dei magistrati amministrativi, ha lavorato in tutte le sezioni consultive e giurisdizionali, fino a ricoprire, sotto la presidenza
di Alessandro Pajno, la carica di presidente aggiunto.
Il criterio dell’anzianità
Dunque, se si considera l’anzianità di ruolo, Patroni Griffi si trova nel posto più elevato, mentre per quanto riguarda l’anzianità
di servizio è preceduto dal presidente di sezione Sergio Santoro. Elementi che devono aver pesato nell’indicazione, avvenuta
all’unanimità da parte del Consiglio di presidenza (l’organo di autogoverno della magistratura amminitraviva), del nome di
Patroni Griffi a presidente del Consiglio di Stato.
L’ultima parola al Governo
Ora la palla passa al Governo, a cui spetta la nomina. Palazzo Chigi aveva, però, chiesto al Consiglio di presidenza un nome
e così è stato fatto. Diversamente da quanto accaduto nel recente passato, quando il Governo Renzi chiese all’organo di
autogoverno una cinquina di nomi, tra i quali quello di Stefano Baccarini (all’epoca il più anziano) e di Alessandro Pajno.
Alla fine, Palazzo Chigi scelse Pajno, innescando una scia di polemiche e l’immediato abbandono della magistratura di Baccarini.
Questa volta quell’incertezza pare non esserci.
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