La nota di aggiornamento del Def è ancora in attesa di pubblicazione. Nonostante ciò prosegue il botta e risposta tra esponenti della Commissione Ue e quelli del governo italiano. Con i secondi che non retrocedono di fronte all’obiettivo di un rapporto deficit-Pil al 2,4 per cento. Mentre Bruxelles definisce «molto ampio» lo scostamento rispetto agli impegni presi dall’Italia. Per farsi una idea di quali siano le richieste della Ue all’Italia, basta guardare le raccomandazioni paese che ogni anno l’esecutivo comunitario pubblica.
Obiettivo di medio termine e regola del debito
Il punto di partenza è la riforma delle norme di bilancio europee del 2011-2012. Fatto salvo quanto previsto dal Patto di stabilità (debito inferiore al 60% del Pil e Deficit sotto il 3% del Pil), la nuova “regola del debito” stabilisce, per i paesi con debito pubblico eccessivo (tra cui l’Italia), che la quota del rapporto debito-Pil in eccesso
rispetto al valore del 60 per cento debba avere un tasso di riduzione pari ad 1/20 all’anno nella media dei tre precedenti
esercizi. Ogni paese ha quindi un obiettivo di medio termine da rispettare: per l’Italia questo è la convergenza verso il pareggio di bilancio in termini strutturali (vale a dire al netto delle misure una tantum e del ciclo economico), da attuare tramite una correzione superiore a 0,5 punti di Pil.
Il nodo del pareggio di bilancio strutturale
Già nelle raccomandazioni del 2011, la commissione Ue chiedeva all’Italia di attuare il risanamento finanziario previsto
e «una riduzione più rapida del disavanzo e del debito (che allora era al 120%, ndr), per raggiungere l’obiettivo di medio termine entro il 2014».
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Le riforme strutturali e la crisi
Già nel 2014, nelle sue raccomandazioni, Bruxelles rilevava una «non conformità con il parametro di riferimento della riduzione
del debito nel 2014, poiché l’aggiustamento strutturale prospettato (soltanto di 0,1 punti di Pil) è inferiore rispetto all’aggiustamento
strutturale richiesto di 0,7 punti». Tuttavia, a evitare la bocciatura all’allora governo Renzi ci sono state le «gravi condizioni economiche e l’ambizioso programma di riforme»■ nonché il piano di privatizzazioni da 0,7 punti di Pil ogni anno nel 2014-2017».
Nodo privatizzazioni
L’anno successivo, il 2015, la Commissione sottolinea come il previsto «aggiustamento strutturale dello 0,3% è in linea con
gli obblighi dell’Italia. Nel 2016 il saldo strutturale dovrebbe migliorare almeno dello 0,1% tenuto conto dello scostamento
dovuto alla clausola per le riforme strutturale». Tuttavia l’esecutivo comunitario nota come nel 2014 i proventi da privatizzazioni siano stati pari allo 0,2% «al di sotto dell’obiettivo dello 0,7% l’anno».
Niente procedura per debito eccessivo
Nelle raccomandazioni della scorsa primavera, la commissione ha preso atto del mancato rispetto della regola del debito nel 2016 e 2017. Tuttavia ha ritenuto «non necessaria l’apertura di una procedura per deficit eccessivo a seguito dei costi extra dovuti alla gestione dei migranti e il rischio sismico» dovuto ai terremoti del 2016 e 2017, rispettivamente lo 0,16% e lo 0,19% del Pil.
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Correzione da 10 miliardi
Per il prossimo anno, tuttavia, la Commissione Ue non fa sconti e chiede all’Italia che «il tasso di crescita nominale della
spesa pubblica primaria netta non superi lo 0,1% nel 2019, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del Pil». Il che equivarrebbe alla necessità di trovare quasi 10 miliardi, a fronte della volontà del governo italiano, invece, di utilizzare spazi di deficit. Con il deficit al 2,4% tuttavia, siamo ben lontani da un deficit strutturale a -0,4% previsto nel Def di aprile: ora si arriverebbe a -1,5/-1,6%.
rendendo ancora lontano il raggiungimento del pareggio strutturale nel 2020.
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