Italia

Privatizzazioni, il governo stima incassi per 10 miliardi nel 2019-2020

  • Abbonati
  • Accedi
manovra

Privatizzazioni, il governo stima incassi per 10 miliardi nel 2019-2020

Il tentativo non è nuovo. E, soprattutto, finora ha consentito di portare a casa risultati piuttosto deludenti. Anche questo governo, però, riapre la partita delle privatizzazioni e, nella nota di aggiornamento al Def, stima di incassare, nel biennio 2019-2020, almeno 10 miliardi da utilizzare nella strada di riduzione del rapporto debito/pil. In particolare, il documento consultabile sul sito del Mef, «incorpora l’ipotesi di introiti da privatizzazioni e da altri proventi finanziari per circa lo 0,3 per cento del Pil in entrambi gli anni 2019 e 2020».

GUARDA IL VIDEO: Def, ci sono 16 miliardi per reddito di cittadinanza e pensioni

Il capitolo degli immobili
Un piano piuttosto ambizioso che, come detto, punta su una leva che, almeno fino a questo momento, non ha prodotto il ritorno atteso sebbene a ogni cambio di esecutivo la ricetta venga rispolverata nel tentativo di sosddisfare le richieste di Bruxelles e ottenere maggiori margini di manovra. Nella nota appena diffusa, il governo gialloverde ipotizza poi un consistente pacchetto di dismissioni immobiliari. In particolare, per il 2018, «i proventi derivanti dalle vendite di immobili pubblici dovrebbero ammontare a 600 milioni, di cui 50 milioni per le vendite di immobili delle amministrazioni centrali, 380 milioni per le vendite effettuate dalle amministrazioni locali e 170 milioni per le vendite degli Enti di previdenza. Le dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico per gli anni 2019 e 2020 sono stimate, rispettivamente, pari a 640 milioni e 600 milioni».

I fondi gestiti da Invimit
Anche su questo fronte, quindi, l’obiettivo non è da poco. C’è poi il capitolo dei fondi gestiti da Invimit Sgr, la partecipata del Mef. Le relazioni Semestrali al 30 giugno 2018, si legge ancora nel testo della Nadef, evidenziano che gli immobili pubblici apportati a detti fondi hanno un valore pari a circa 1,08 miliardi così ripartiti:106 milioni per il fondo i3-Inail, 174 milioni per il fondo i3-Regione Lazio, 74 milioni per il fondo i3- Università, 79 milioni per il Comparto 8-quater e 62,726 milioni per il Comparto 8-ter del fondo i3-Sviluppo Italia; 284 milioni per il fondo i3-Inps, 306 milioni per il fondo i3-Patrimonio Italia.

La cessione delle quote a riduzione del debito
A fronte di tali apporti, chiarisce ancora il documento, « sono state emesse quote che verranno successivamente collocate sul mercato». I proventi generati dalla vendita delle quote dei fondi Invimit potranno quindi essere contabilizzati, prevede la nota, «a riduzione dell’indebitamento netto negli anni in cui tali vendite saranno realizzate, contribuendo indirettamente al contenimento del debito pubblico».

Il riordino delle concessioni
Per abbattere il debito monstre dell’Italia, il governo punta anche sulla riforma delle concessioni ipotizzando una razionalizzazione che dovrebbe, almeno nelle previsioni, consentire di portare a casa maggiori proventi. Il piano parte dalla premessa per cui l’attuale panorama, lamenta il documento, «è assai variegato a causa di una frammentazione delle competenze - tra amministrazioni centrali e territoriali - nonché di una regolazione inefficiente e obsoleta che investe le procedure di rilascio delle concessioni, i parametri di determinazione dei canoni concessori e i relativi meccanismi di riscossione». Il risultato, dunque, è la scarsa redditività di questo capitolo. Su cui il governo, come detto, è intenzionato a intervenire per alzare l’asticella degli introiti per le casse dello Stato con riverberi sul fronte della riduzione del debito. E, allo stesso traguardo, verrebbero ricondotti, precisa ancora la Nadef, anche «parte dei maggiori introiti riferibili alle concessioni rilasciate dalle amministrazioni locali». Ciò contribuirebbe, si legge, «alla realizzazione di quello 0,3 per cento medio annuo di proventi da dismissioni attualmente incorporato nelle proiezioni del debito pubblico».

© Riproduzione riservata