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Pensioni, quota 41 farebbe salire la spesa di 12 miliardi

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Pensioni, quota 41 farebbe salire la spesa di 12 miliardi

previdenza

Pensioni, quota 41 farebbe salire la spesa di 12 miliardi

Le nuove pensioni di anzianità 2019 avranno una sola etichetta: “quota 100” con 62 anni minimi di età e 38 di contributi versati. A fugare gli ultimi dubbi sull’ennesima speculazione circolata nelle ultime ore sul possibile abbassamento a 41 anni del requisito per l’anticipo a prescindere dall’età (da gennaio serviranno 43 anni e 3 mesi ) è stato il sottosegretario al Lavoro della Lega, Claudio Durigon. «Andiamo avanti con 62+38 secchi» ha detto al Sole24Ore.

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La “quota”, da sola e senza penalizzazioni o ricalcoli della parte retributiva del montante, costerebbe il primo anno 7 miliardi, secondo le anticipazioni fatte dai politici. Una cifra che ora dovrà essere dettagliata in sede tecnica, con tanto di stime dei flussi di nuovi pensionamenti previsti (Salvini finora ha parlato di 350-400mila nuove uscite dal mercato del lavoro).

41 anni di contributi per tutti costerebbe 12 miliardi in più

Abbassare a 41 anni il requisito dell’anticipo farebbe salire a 12 miliardi circa la maggiore spesa pensionistica già a partire dal primo anno, un livello incompatibile con i saldi di indebitamento maggiorato previsti nella Nadef appena trasmessa alle Camere.
Secondo le tabelle contenute nel documento aggiornato di economia e finanza nel quadriennio a venire la spesa per pensioni è prevista crescere a legislazione vigente di 22,5 miliardi (+8,3%), passando da 269,2 miliardi previsti quest’anno a 291,7 miliardi nel 2021. Le altre prestazioni sociali crescerebbero invece di 4,5 miliardi, passando da 80,5 miliardi di quest’anno a 85 del 2021. A questi incrementi, che per le pensioni sono superiori al 2% l’anno, andranno poi aggiunte le maggiori spese innescate con la manovra: “quota 100” da una parte, reddito e pensione di cittadinanza dall’altra.

La spesa per pensioni salirà oltre il 16% del Pil nei prossimi 25 anni
Nella Nadef è confermato anche il quadro previsto sulla spesa di lungo periodo connessa all’invecchiamento, che per le sole pensioni dovrebbe salire oltre il 16% del Pil nei prossimi 25 anni (il picco tra il ’42 e il ’44) con scenari anche peggiori secondo i calcoli dello European working group (l’Aging report 2018 indica un picco al 18,3%). Nel focus vengono ricordati gli effetti di stabilizzazione della spesa determinati dalle riforme varate dal 2004 (Maroni) in avanti, e che cumulativamente hanno prodotto una minore incidenza della spesa sul Pil di oltre 60 punti percentuali fino al 2060. Circa 1/3 di quei risparmi sono dovuti alla sola riforma Fornero, già depotenziata dalle misure introdotte con la legge di bilancio 2017 (le nuove flessibilità tra cui l’Ape sociale, il cumulo gratuito, l’anticipo per gli usuranti e altro) e soprattutto dalle otto salvaguardie per i cosiddetti “esodati”. Ora con “quota 100” quei risparmi potenziali verranno ulteriormente erosi.

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17 Commenti

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  • radaellim |

    Io prima della riforma Fornero sarei dovuto andare in pensione già ad ottobre 2017 con 40 anni di contributi e pensione senza penalizzazioni. Con la riforma Fornero invece (grazie ministro, per averci permesso di poter lavorare ancora dopo tutti i quattrini versati al' INPS) tutto è slittato al 2027 (solo 10 anni in più, roba da nulla) ma con possibilità dell' anticipata al 2021. Adesso spiegatemi cosa cambia con la nuova riforma, visto che ho già 41 anni di contributi e 59 anni, quindi sarei a quota 100, ma devo lavorare ancora fino a 62 anni quindi fino al 2021. Rusultato: NESSUN BENEFICO
    Grazie politici per i grandi cambiamenti

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  • f.alla |

    ci guadagna solo chi ha avuto i genitori che lo hanno mantenuto all'università, chi è stato spedito a lavorare dopo le medie dovrà accontentarsi per l'ennesima volta di prenderlo sempre nel solito posto, stare zitto ed andare in pensione con i 43 anni e 10 mesi fornero, ben quasi 6 anni in più del suo amico universitario, il quale da dietro la scrivania gli ha gestito la vita, tutti i giorni, ed ancora oggi lo condanna a versare 6 anni in più di contributi in più, e prelevare 6 anni di pensione in meno, sapendo che questo operaio ignorante ha sicuramente fatto i lavori più gravosi e pesanti e meno pagati nella sua vita, MORIRA' anche prima a dispetto dell'aspettativa di vita, vita che a lui non gli spetta. è si, il paradiso esiste per alcuni e l'inferno anche per altri, anche queste cose riempiono il purgatorio, ma di m...

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    • Cinzia 279 f.alla

      Chiedo scusa ma non mi tornano i conti. Le medie si terminano a 14 anni. Se lei ha iniziato a lavorare a 14 anni, andrà in pensione, con la legge Fornero, a 57 anni e 10 mesi (14+43 anni e 10 mesi di contributi)? Credo sia previsto un anticipo di pensionamento per i lavoratori precoci (che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni). Io ho iniziato a lavorare a 20 anni. L'università me la sono pagata da sola, lavorando e studiando. Perciò sono ben contenta di andare in pensione a 62 anni invece che 67. Ma tutto può ancora cambiare! Nuovo governo, nuove leggi!

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  • gianfranco 820 |

    Sono pazzi mandano in pensione dopo 38 anni di lavoro e trattengono in fabbrica chi ha già 42 anni di versamenti ...ditemi che logica c'è . inoltre nel 2019 scatterà l'aspettativa di vita e il ritiro dal lavoro sarà consentito dopo 43 anni e 3 mesi .

    Che truffa...

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    • Cinzia 279 gianfranco 820

      No, non è una truffa. Si presume che chi andrà in pensione a 62 anni con 38 di contributi, abbia fatto l'Università. Prendere una laurea è da considerarsi un lavoro; anche studiare è faticoso. Anche per frequentare i corsi ci si alza presto al mattino, si sale su un treno affollatissimo e si rientra nel pomeriggio per iniziare a studiare fino a tarda sera.

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    • gianfranco 820

      Mi dica solo che logica c'e' nel mandare in pensione persone che hanno meno anni di contributi....e tenere al lavoro chi ne ha di più.
      Io vedrò persone che sono entrate in azienda dopo di me andarsene prima...

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    • radaellim gianfranco 820

      Quindi io che ho frequentato una scuola serale e di giorno lavoravo non merito non sono degno di andare in pensione prima dei 62 anni nonostante i contributi versati

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    • Uffagio gianfranco 820

      Certo se si studia seriamente. Ma non è che tutti si debbano spostare su un treno affollatissimo. I miei studenti usavano macchina, treno o anche autobus e non è che sempre, tutti, facessero le ore piccole per studiare. Tra lavoro ed Università c'è, poi, una discreta differenza: l'Università è una scelta, il lavoro è una necessità.

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  • gianfranco 820 |

    Sono pazzi mandano in pensione dopo 38 anni di lavoro e trattengono in fabbrica chi ha già 42 anni di versamenti ...ditemi che logica c'è . inoltre nel 2019 scatterà l'aspettativa di vita e il ritiro dal lavoro sarà consentito dopo 43 anni e 3 mesi .

    Che truffa...

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    • Uffagio gianfranco 820

      Il commento. Certo se si studia seriamente. Ma non è che tutti si debbano spostare su un treno affollatissimo. I miei studenti usavano macchina, treno o anche autobus e non è che sempre, tutti, facessero le ore piccole per studiare. Tra lavoro ed Università c'è, poi, una discreta differenza: l'Università è una scelta, il lavoro è una necessità. Non era per Gianfranco, ma per Cinzia 279. Come sia finito lì non so

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  • daniele 1397 |

    Caro Governo, cosa rispondete a chi con le norme Fornero potrebbe nei prossimi anni andare in pensione grazie ai contributi maturati pur non avendo 62 anni?
    Cosa dite a queste famiglie che già avevano già fatto programmi e ai nipotini che aspettano?
    Prevedete almeno una clausola di salvaguardia per questi casi e di poter continuare a usufruire della Legge Fornero!!!!

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