Sovrapprezzo Genova. Tra le penalizzazioni che il capoluogo ligure rischia di avere, c’è un aggravio dei costi delle spedizioni in partenza o in arrivo dalla sua area. Per ora, il sovrapprezzo lo pratica solo uno spedizioniere: le altre imprese di trasporto, almeno per ora, preferiscono lavorare anche in perdita e attendere i risarcimenti dei danni, che attualmente stimano in 50 milioni di euro. Una scelta che dimostra da un lato lo scarso potere contrattuale degli autotrasportatori nei confronti dei committenti, dall’altro la volontà di evitare che Genova e il suo porto perdano traffico a favore di altri scali.
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Il sovrapprezzo viene praticato dal 1° settembre scorso dalla Zust Ambrosetti, che lo ha comunicato con una lettera ai clienti datata 27 agosto: 2 euro al quintale. «Un contributo - si legge nella lettera - per tutte quelle spedizioni in partenza/arrivo nelle aree coinvolte da tale tragedia (quella del Ponte Morandi, ndr), fino al ripristino della normale circolazione. Tale importo aiuterà Zust Ambrosetti ad assorbire i maggiori costi derivanti dall’allungamento delle tratte e alle lunghe soste dettate dal traffico».
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In effetti, per spostarsi tra due zone separate dal Polcevera bisogna scegliere tra un giro autostradale di un centinaio di chilometri (con code quantomeno nei punti nevralgici e consumi alti perché c’è da attraversare due volte l’Appennino) e una viabilità cittadina costantemente a rischio di paralisi. Di qui i danni per 50 milioni, calcolati dando credito alle promesse di costruzione e apertura al traffico di un nuovo viadotto Polcevera entro fine 2019-inizio 2020.
Nonostante questo, l’iniziativa della Zust Ambrosetti (che è pienamente legittima) finora risulta essere l’unica in questo senso. Gli altri vettori contano sui risarcimenti che sicuramente saranno dovuti da Autostrade per l’Italia (e anche dal ministero delle Infrastrutture, se nell’inchiesta penale sul crollo emergeranno sue corresponsabilità).
Non si sa quando questi soldi arriveranno né se per farseli riconoscere sarà necessario fare una causa. Finora, però, l’Unatras (che raggruppa la maggioranza delle organizzazioni di categoria, Cna-Fita, Assotir, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap, Sna Casartigiani e Unitai) ha deciso di tenere ferme le tariffe. Sia Genova sia l’autotrasporto sono in una posizione contrattuale debole.
La scelta iniziale delle organizzazioni non cambia nemmeno dopo che ieri il commissario per la ricostruzione, Marco Bucci, ha denunciato in audizione parlamentare che il decreto Genova contiene pochi soldi («mancano dai 120 ai 140 milioni»), anche per le imprese. Sull’autotrasporto in particolare, l’eurodeputata del Pd e componente della commissione Trasporti e turismo, Isabella De Monte, ha detto che il settore è in ginocchio perché i contributi pubblici «sono stati abbattuti da 180 milioni di euro in tre anni a soli 20 per il 2018. Oltre a questo dovranno essere rispettati i limiti imposti dalle normative europee sugli aiuti de minimis».
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