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Genova, Bono (Fincantieri): il ponte sarà in acciaio. «Le qualifiche le abbiamo»

(Ansa)
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Una candidatura quella per ricostruire il ponte di Genova fatta «solo per spirito di servizio, non per scopi speculativi o di sopravvivenza». Fincantieri è in campo, ora serve «unire le migliori competenze italiane, per dimostrare al mondo che quando vogliamo riusciamo a fare le cose senza metterci dieci anni». A parlare così è l'amministratore delegato della società Giuseppe Bono. Sul fatto che Fincantieri non abbia le qualifiche OG3 per fare da capogruppo nella costruzione di ponti taglia corto. «La questione delle qualifiche non ha influenza, noi le qualifiche dell'acciaio le abbiamo tutte, e siccome il ponte è in acciaio, la lavorazione prevalente attira anche il resto. Per fare il resto basta prendere un'impresa con quelle qualifiche».

La soluzione a cui pensa Bono è l'utilizzo dei poteri del commissario per una deroga al sistema di qualificazione definito dal Codice degli appalti, che oggi prevede che la categoria prevalente nei lavori pubblici (di cui deve essere in possesso l'impresa capogruppo affidataria dell'appalto) sia data dalla tipologia di lavori, e non dai materiali utilizzati o dal peso economico delle lavorazioni specialistiche. Dunque per il ponte serve la categoria generale OG3 illimitata (ponti, strade, ferrovie), anche se il ponte è al 90% in acciaio. Ribaltando il principio, però, e utilizzando i poteri di deroga che il Dl Emergenze gli affida, il commissario Marco Bucci potrebbe affidare i lavori a una cordata con Fincantieri capogruppo.

A Due mesi dal crollo del Ponte Morandi il danno complessivo per le imprese dell'autotrasporto in transito per il nodo di Genova ha superato intanto i 116 milioni di euro. Dunque due milioni di euro al giorno. Questo emerge da una stima di Conftrasporto-Confcommercio realizzata in collaborazione con Isfro, diffusa al Quarto Forum internazionale di Conftrasporto-Confommercio a Cernobbio.

Il crollo del ponte Morandi comporta un allungamento di 120 chilometri per l'attraversamento di Genova da Levante a Ponente e di 70 in senso inverso, che genera un incremento dei costi pari a 568.500 euro ogni giorno, di cui l'80% a carico delle imprese di trasporto e il 20% delle aziende produttrici che si servono di mezzi propri. Secondo Conftrasporto, l'incremento di un'ora nei tempi medi di percorrenza causata dalla congestione del traffico genera un aumento di costi per i circa 4mila camion che entrano ed escono ogni giorno dal porto di Genova pari a 265.200 euro, mentre per i 31.500 veicoli pesanti che attraversano la Città il costo aggiuntivo è di 2,08 milioni di euro. Il settore della logistica vale il 14% del Pil italiano, quello dei porti il 2,3%, mentre negli ultimi 20 anni la crescita dei trasporti è stata pari al 500% nel Mediterraneo e del 10% in Italia.

Anche se fare una stima del danno economico causato dal crollo del ponte Morandi, secondo quanto spiegano in Conftrasporto è «prematuro» in base a costi aggiuntivi come il personale impiegato e il gasolio consumato in più. Si tratta di una cifra che, secondo l'associazione aderente a Confcommercio, «ogni giorno aumenta e impone alle imprese di autotrasporto di fare delle scelte, alla
luce anche delle nostre stime». L'attraversamento della Liguria, poi, vale 11 milioni di camion all'anno, di cui 3 milioni con destinazione o origine nella regione stessa.

Genova, incidente probatorio per crollo ponte Morandi

Secondo lo studio illustrato in occasione del Quarto Forum internazionale di Conftrasporto, realizzato in collaborazione con Isfort, il crollo del ponte Morandi di Genova produrrà “danni ingenti» soprattutto nelle connessioni all'interno della circoscrizione Nord occidentale del Paese (Bologna, Genova, Torino e Milano) e nelle relazioni terresti estere con l'Europa occidentale. Problemi in misura rilevante ma, senz'ombra di dubbio più contenuti, per quel che riguarda la connessione del Porto verso l'entroterra.

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