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Appalti, il Comune di Milano prepara la stretta in nome della trasparenza

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atteso via libera dell’anac

Appalti, il Comune di Milano prepara la stretta in nome della trasparenza

Palazzo Marino, sede del Comune di Milano - Ansa
Palazzo Marino, sede del Comune di Milano - Ansa

Una mozione già approvata dal Consiglio comunale di Milano. E un passo in più dalla Commissione antimafia: non firmare convenzioni urbanistiche, forniture e autorizzazioni varie alle società che non abbiano dichiarato il proprio titolare effettivo. Il Comune di Milano - primo in Italia - prepara una stretta nel nome della trasparenza, nei rapporti tra privati e pubblica amministrazione.

L'ultimo via libera si attende dall'Autorità nazionale anticorruzione: la segreteria generale di Palazzo Marino chiede infatti all'Anac di Raffaele Cantone un parere sulla legittimità di rifiutare la sottoscrizione di un contratto, in mancanza dell'indicazione dell'effettiva proprietà (art 20 d.lgs 21 novembre 2007). La linea più severa cioè che il Comune e soprattutto la sua Commissione antimafia vorrebbe perseguire. Una stretta, che preoccupa – per le possibili ricadute – soprattutto il mondo dell'edilizia, che non nasconde le sue perplessità.

Tutto comincia con l'approvazione il primo ottobre in Consiglio Comunale, dopo due sedute in Commissione antimafia, della mozione che impegna il sindaco ad inserire, nel piano triennale di prevenzione alla corruzione e alla trasparenza, una norma specifica. Si prevede, come recita il testo, che dichiari il titolare effettivo «qualsiasi ente privato che partecipi ad una gara per l'affidamento di lavori, forniture e servizi o che sottoscriva un contratto di concessione d'uso o una convenzione urbanistica o che – come è scritto nella mozione - sia soggetto che riceve un finanziamento, un contributo, un'autorizzazione o una concessione, ovvero l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere ». Insomma, ogni privato che abbia a che fare con la pubblica amministrazione dovrà indicare la persona fisica a cui è attribuibile la proprietà diretta o indiretta dell'ente. E questo in applicazione della legge antiriciclaggio (231/2007), contro il finanziamento al terrorismo e anche in base al codice etico dei dipendenti pubblici. Per evitare cioè il rischio che dietro una girandola di società e fondi si possano celare operazioni o nomi sospetti.

Una verifica sollecitata anche dall’Unità di Informazione Finanziaria, con le istruzioni, trasmesse lo scorso 23 aprile. In mancanza dell'indicazione del titolare effettivo, quindi, niente controfirma della Pubblica Amministrazione, per concessioni, appalti, convenzioni urbanistiche. Almeno, secondo la linea scelta da Milano, che sarà a breve sottoposta al vaglio dell'Anac.

Una stretta, dalle ampie ricadute, soprattutto nel settore immobiliare. Varrà ad esempio sull'area di Porta Vittoria, dopo il fallimento di Danilo Coppola; per gli scali ferroviari; varrà per i fondi arabi, grandi acquirenti di grattacieli e non solo sotto al Duomo, ma varrà anche per i contratti tra la società del Milan e il Comune. Tutti dovranno indicare l'effettivo proprietario, il reale dominus della società, chi possiede più del 25 per cento.

Un passaggio ulteriore, che preoccupa, per le sue possibili ricadute, soprattutto il mondo delle imprese edilizie. «Limitare la conoscenza a quanto disponibile già nella banca dati e nel registro delle imprese», è stata la controproposta in Commissione di Marco Dettori, presidente di Assimprendil Ance, per tenere insieme «le esigenze dell'amministrazione pubblica e evitare aggravi per i privati», per ogni genere di intervento edilizio. «Nei fondi immobiliari – ha ricordato Dettori nella sua audizione – la detenzione della forma di controllo non è sempre formata da un soggetto unico, ma da un patto di sindacato. E poi ci sono i fondi quotati». E la preoccupazione è anche che la stretta possa finire per essere anche un deterrente, per investimenti stranieri.

Ora il Comune chiede all'Anac una sua valutazione, su quest'interpretazione restrittiva, che porterebbe a non sottoscrivere un contratto, in assenza dell'indicazione del titolare effettivo. «Milano, apripista contro il riciclaggio. Non è possibile valutare la correttezza di alcuna autocertificazione di assenza di conflitto di interesse – commenta David Gentili, presidente della Commissione antimafia milanese – nel momento in cui non si possa sapere chi sia realmente la controparte».

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