Ci sono le luci della semestrale del 2018, che per la prima volta registra un risultato netto positivo di 5,2 milioni, un margine operativo lordo superiore ai 40 milioni di euro e un aumento dei ricavi da titoli di viaggio del 2,3%. Ma ci sono ancora le ombre del maxi debito da 1,35 miliardi di debiti “congelato” grazie alla procedura di concordato in continuità avviata un anno fa, l’atteso vaglio del piano da parte dell’assemblea dei creditori fissata per il 19 dicembre e i continui disservizi, soprattutto per la rete di superficie. Atac, la partecipata capitolina dei trasporti, arriva così all’appuntamento dell’11 novembre, quando si terrà il referendum consultivo “Mobilitiamo Roma” promosso dai Radicali italiani per mettere a gara il trasporto pubblico della Capitale. E oggi, a meno di un mese dalla consultazione, un nuovo sciopero mette in ginocchio la città.
Il primo utile della storia di Atac
Il 18 settembre scorso i risultati della semestrale 2018 sono stati presentati in pompa magna dalla sindaca Virginia Raggi,
dall’assessora ai Trasporti Linda Meleo e dal supermanager di Atac, Paolo Simioni. Fieri del lavoro svolto da agosto 2017,
quando Simioni si è insediato dopo una girandola di addii. Il risultato netto positivo dipende da un mix di fattori: l’aumento
delle vendite di biglietti (cresciute del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2017) è andato di pari passo con la crescita
del 9% dei passeggeri controllati (entro fine anno si punta a 250 controllori impiegati, a fronte dei 160 di inizio anno)
e del 10% delle sanzioni. Da inizio anno i ricavi da bigliettazione sono aumentati del 2,5% rispetto al 2017, superando i
199 milioni. Ma a contare nell’utile è stato anche l’incremento di produttività frutto dell’accordo siglato con i sindacati
nel novembre 2017. Tutto ha fatto brodo: il taglio del 10% dei costi per gli straordinari dei lavoratori, la riduzione del
2% del numero dei dipendenti e l’accetta del 20% sui dirigenti. È stata anche costituita una task force contro l’annosa piaga
dell’assenteismo: tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno il tasso di assenze del personale è sceso di un punto
e mezzo.
Ripartite gare e forniture
Il segnale che qualcosa si è mosso arriva soprattutto dallo sblocco delle gare: da settembre 2017 Atac ha ne pubblicate 108
di importo superiore ai 100 mila euro, per un valore complessivo di 176 milioni di euro. Di queste, 62 sono state concluse
e aggiudicate per un valore complessivo di 83 milioni di euro e un risparmio medio del 18,5%.
Bene la metro, pollice verso per i bus
Ma se alla fine quel che conta per i cittadini è il servizio, c’è poco da festeggiare. A beneficiare di maggiori risorse disponibili
e di nuove politiche di gestione è stata soprattutto la metropolitana: per le linee A e B sono stati raggiunti gli obiettivi
di budget. Per autobus, tram e filobus va peggio, complice la vetustà del parco mezzi (l’età media è di 11 anni): sono stati
percorsi 43,3 milioni di chilometri, otto milioni in meno rispetto al contratto di servizio con il Campidoglio. Significa
circa 4mila corse saltate ogni giorno sulle 249 linee di superficie. A preoccupare è il fatto che la situazione è peggiorata
rispetto al 2017 (che si è chiuso con una perdita di 120,2 milioni). Colpa dei tagli e dei guasti: 29 i bus andati a fuoco
da inizio anno. Di recente è stato avviato un piano di manutenzione straordinaria per oltre 700 mezzi, che fa sperare la giunta
Raggi in miglioramenti concreti dal 2019.
Parola ai creditori
Mercoledì 19 dicembre si terrà davanti al giudice delegato Lucia Odello l’adunanza dei circa 1.200 creditori (tra cui lo stesso
Campidoglio) che dovranno dire la loro sul concordato già approvato dal tribunale fallimentare. La proposta di Atac è il pagamento
fino al 2021 di una prima tranche di pagamenti pari al 31% dei crediti totali e il resto saldato in obbligazioni societarie.
Nel frattempo, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, dovranno essere piazzati sul mercato gli immobili da valorizzare
per incassare almeno 95 milioni di euro, come previsto dal piano di risanamento. Ma per convincere i creditori occorre innanzitutto
restituire l’idea di una società capace di camminare sulle proprie gambe.
© Riproduzione riservata