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Economia sommersa vale 210 miliardi, il 12,4% del Pil

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il report istat sui dati 2016

Economia sommersa vale 210 miliardi, il 12,4% del Pil

Circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4% del Pil: tanto valeva, nel 2016, il giro d'affari riconducibile alle attività economiche sommerse o illegali. Gli ultimi dati Istat sulla cosiddetta “economia non osservata” nei nostri conti nazionali registrano sotto questa voce un valore aggiunto generato dall'economia sommersa appena sotto i 192 miliardi di euro, mentre quello connesso alle attività illegali (come la produzione e il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando di tabacco) arriva a circa 18 miliardi di euro (incluso l’indotto), con un +0,8% dovuto soprattutto all’andamento del mercato della droga.

Traffico di droga a quota 12,6 miliardi
Più in dettaglio, l'incremento del giro d’affari stimati delle attività illegali è determinato dalla crescita del traffico di droga (12,6 miliardi di euro nel 2016), quasi interamente dovuto ad un aumento dei prezzi degli stupefacenti a fronte di una sostanziale stabilità dei volumi, precisa l'Istituto. Per la prostituzione si stima un invece un valore aggiunto pari a 3,7 miliardi di euro (invariato rispetto
al 2015). Anche le attività di contrabbando di sigarette mantengono un livello analogo all'anno precedente, con un valore aggiunto pari a 0,4 miliardi di euro.

Sotto dichiarazioni principale causa del sommerso
Il quadro, desolante, del sommerso descritto nelle stime relative al 2016 dell'Istituto nazionale di statistica è comunque in miglioramento rispetto al passato: l'incidenza dell'economia non osservata sul Pil tende infatti a decrescere dopo il picco registrato nel 2014. Poche le variazioni nelle voci che compongono il “paniere” dell'economia non osservata: nell'anno di riferimento, l'incidenza maggiore è dovuta alle sotto dichiarazioni degli operatori economici (45.5% del valore aggiunto, -06% sul 2015). Seguono il lavoro nero e irregolare (37,2%, - 0,1% sul 2015), “altre” causali, come gli affitti in nero e le mance (che valgono l'8,8%, il 9,6% nel 2015) e le attività illegali (8,6%, +0,4% l'anno precedente). Ragionando in termini di comparti, le attività dove si rileva la maggiore incidenza dell'economia sommersa e illegale sono quelle dei servizi (33,3%), del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (23,7%), e le costruzioni (22,7%).

Irregolari oltre 3,7 milioni di lavoratori
Nel suo report l'Istat stima sempre nel 2016 oltre 3 milioni e 700mila “unità di lavoro irregolare”, soprattutto dipendenti (2 milioni 632mila), in lieve diminuzione sul 2015 (rispettivamente -23mila e -19mila unità). Il tasso di irregolarità calcolato come incidenza delle unità di lavoro non regolari sul totale è del 15,6% (-0,3% sul 2015). I lavoratori irregolari si concentrano in maniera molto consistente (47,2%) nel settore dei servizi alla persona (vedi colf, badanti, baby sitter e collaboratori domestici), ma i numeri sono consistenti anche in agricoltura (18,6%) nelle costruzioni (16,6%) e nel commercio e ristorazione (16,2%).

Cala l'economia sommersa e illegale

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