Prezzi più bassi per la Rc auto al Sud. Questo ha annunciato il Governo nell’ambito della manovra economica varata lunedì 15 ottobre e ancora non è noto un testo di legge che consenta di capire come l’obiettivo verrà raggiunto. Ma ci sono due certezze: le compagnie assicurative sono contrarie ed era già partito un confronto per una riforma complessiva dei criteri tariffari. Arrivando vicini a una polizza unica per ciascun guidatore, quale che sia il veicolo che utilizza. Insomma, la frontiera a medio termine è la cosiddetta assicurazione sulla patente.
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La novità sarà contenuto nel decreto legge omnibus che accompagnerà la manovra. Nella norma, dovrebbero esserci anche non meglio precisate semplificazioni nel caso si cambi assicurazione. Va detto che già da anni è stato rimosso l’ostacolo maggiore, che era l’obbligo di procurarsi un attestato di rischio cartaceo. E dal 1° agosto scorso c’è l’attestato di rischio dinamico, completamente gestito dalle compagnie con un sistema antifrode.
Il vecchio sogno
Quanto agli sconti per il Sud, da come il Governo ha presentato la manovra, sembra ci si voglia avvicinare a un vecchio “sogno”
dei guidatori meridionali che non provocano incidenti e di alcuni parlamentari napoletani che presentano proposte fin dal
2002: stabilire che, per chi si trova in prima classe di bonus-malus, le tariffe siano uguali su tutto il territorio nazionale. Queste proposte non sono mai passate. Per ragioni tecniche e di
opportunità.
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Le controindicazioni
La principale ragione tecnica è che uno dei cardini dell’attuale sistema tariffario Rc auto è proprio la territorialità: dato
per scontato che in campo assicurativo i prezzi si stabiliscono in base all’entità del rischio da coprire, uno dei criteri
più “certi” e importanti per determinarla è la residenza dell’assicurato. D’accordo, è chiaro che i veicoli sono fatti per
circolare ovunque, però questo paradosso appare il male minore. Salvo estendere a tutti l’obbligo di scatola nera (che geolocalizza il veicolo), ma questa è una partita molto delicata e lunga.
Dal punto di vista dell’opportunità, i problemi sono due:
1. la maggior parte degli assicurati è in prima classe di bonus-malus, anche perché per decenni ci sono state molte frodi (denunce tardive dei sinistri causati) anche in fase di stipula delle polizze e solo da questi mesi sta entrando a regime un sistema che non consenta più di entrare in una classe che non si merita;
2. per far quadrare i conti, in assenza di altre norme o innovazioni che consentano di far scendere la spesa per risarcimenti, le compagnie dovrebbero recuperare gli sconti al Sud con rincari nel resto del territorio nazionale, con conseguenti e comprensibili lamentele di chi se li vedrebbe applicare.
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Il regime attuale
Proprio per questi problemi, ad agosto dell’anno scorso la legge concorrenza (la 124/2017) aveva trovato una soluzione di
compromesso: stabilire che nelle province col più alto numero di sinistri ci fosse uno sconto per i più “virtuosi” che accettano
di farsi montare la scatola nera. Probabilmente un palliativo, anche complicato da mettere in atto (richiede studi statistici approfonditi ed è subordinato all’emanazione di norme attuative
sulla scatola nera che sono ancora allo studio). Ma tant’è.
Il progetto per il futuro
Proprio il fatto che la maggioranza degli assicurati sia in prima classe segnala che l’attuale bonus malus è un sistema inadeguato.
Gli addetti ai lavori lo sanno da anni e in estate sono stati mossi i primi passi per arrivare a una riforma del sistema,
che ilsole24ore.com anticipò lo scorso aprile. Ci saranno incontri fra il ministero competente (quello dello Sviluppo economico), l’autorità di vigilanza del settore (l’Ivass)
e le compagnie.
Sarà un’operazione lunga e complicata. Innanzitutto perché si dovrà tenere conto degli sviluppi tecnologici e sociali già maturati da quando esiste il bonus-malus (per esempio, l’uso condiviso di uno stesso veicolo non solo nell’ambito di una stessa famiglia, ma anche con formule contrattuali come il car sharing), ma anche di quelli prevedibili per i prossimi decenni (fino ad arrivare alla guida completamente autonoma, nella quale l’assicurazione dovrebbe essere inclusa nella garanzia del prodotto, perché il concetto di conducente non dovrebbe più esistere). La tecnologia andrà comunque gestita al meglio, come dimostrano gli attuali problemi di affidabilità delle scatole nere che stanno ritardando i provvedimenti attuativi degli sconti tariffari legati al loro impiego e stabiliti oltre un anno fa dalla legge concorrenza.
Bisognerà poi decidere se e quanto le compagnie potranno essere libere di tariffare anche lo stile di guida, nodo-chiave anche delle attuali diatribe sulla personalizzazione delle polizze con scatola nera. Per esempio, non è detto che chi fa forti frenate sia un guidatore pericoloso: esiste anche una tecnica che lo prevede per rendere più sicura l’impostazione di una curva.
Infine, si dovrà trovare un modo per superare le possibili iniquità di uno dei sistemi più indicati per rispondere alle esigenze attuali e future: quello legato solo alla persona, che quindi obblighi ciascun guidatore ad avere una propria polizza. Ciò, senza adeguati correttivi, favorirebbe i single benestanti (che possono permettersi di possedere più veicoli e dovrebbero avere una sola polizza), penalizzando i nuclei familiari numerosi e meno abbienti dove pià persone condividono un solo veicolo.
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