La Banca d’Italia conferma i dubbi, già esternati in Parlamento, sull’impatto effettivo della manovra di politica economica
del Governo Conte sulla crescita. Soprattutto, nel suo Bollettino, ricorda che l’efficacia delle politiche di bilancio dipende
anche dal permanere della fiducia dei risparmiatori in un percorso di risanamento delle pubbliche finanze.
Sul fatto che questa fiducia attualmente sia piuttosto scossa non sembrano esserci possibilità d’equivoco, nel giorno in cui
lo spread fra i titoli italiani e quelli tedeschi tocca i 340 punti base, i credit default swaps (CDS) arrivano ai massimi
degli ultimi 5 anni, la borsa scende e le banche prendono una nuova sberla. E questo, mentre si attende la risposta che il
Governo italiano deve inviare alla lettera con le dure critiche della Commissione europea.
E dire che il quadro di fondo dell’economia non conterrebbe particolari ombre.È vero, infatti, come stima il Bollettino che nel terzo trimestre dell’anno il passo della crescita è rallentato (il Pil dovrebbe essere cresciuto solo dello 0,1 per cento tra luglio e settembre) anche per via dei rischi crescenti di tensioni commerciali in giro per il mondo. Però, sempre di crescita economica si sta parlando, pur se attestata intorno all’uno per cento annuo; e le imprese confermano l’intenzione di espandere gli investimenti nell’anno in corso, anche se in misura leggermente inferiore rispetto a quanto programmato all’inizio del 2018.
Non basta: la disoccupazione è in discesa - in agosto ha toccato il 9,7% - e la crescita dei salari è aumentata - dunque la
domanda interna tiene - mentre l’attivo di parte corrente della bilancia dei pagamenti italiana ha raggiunto il 2,8 per cento
del prodotto, con una flessione della posizione debitoria netta del paese (al 3,4 per cento). Quanto alle ferite della passata
recessione sui conti delle banche si stanno rimarginando: la qualità del credito è ancora in miglioramento, osserva Bankitalia,
rimarcando che i crediti deteriorati netti erano scesi al 4,7% nel secondo trimestre.
Il protrarsi dell’incertezza sui mercati finanziari, però, picchia duro: sulle quotazioni delle aziende di credito e sui CDS
dei principali istituti, per esempio, mentre sinora è solo lievemente aumentato il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese
ma in futuro è assai probabile che il costo dello spread si rifletterà su quello dei nuovi mutui, oltre che sull'onere del
debito pubblico. Le forti oscillazioni del saldo debitorio della Banca d'Italia Target 2 rispecchiano, del resto, la netta
disaffezione ai titoli di Stato italiani manifestata dagli investitori esteri tanto in maggio e giugno (vendite di titoli
per 57,9 miliardi nei due mesi) quanto in agosto(vendite per 17,8 miliardi).
Insomma, per usare un’espressione di Mario Draghi, le parole possono fare danni: in particolare le affermazioni che rimettono periodicamente in circolo lo spettro di Italexit. Chi non ne è convinto può utilmente consultare un grafico del Bollettino nel quale si mostra il valore della differenza fra il premio sui CDS dei titoli di Stato italiani stipulati dopo il 2014 (che offrono una protezione anche da una ridenominazione dei titoli in valuta differente) e quello sui CDS stipulati in precedenza (che non offrono questa protezione). Questo differenziale, che di fatto misura la percezione del rischio di ridenominazione del debito pubblico italiano da parte degli investitori, era massimo tra la fine di maggio e l'inizio di giugno. Ma, purtroppo, resta su valori elevati anche adesso.
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