La crisi di governo non ci sarà. Non ora. Matteo Salvini non può permettersi di far saltare il banco prima che le elezioni europee di maggio consegnino alla Lega il vessillo di primo partito in Italia e a lui quello di premier in pectore. Con lo spread a 327 punti, l'imminente bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue, mettere fine al governo Conte è un azzardo che neppure Salvini può permettersi. Dunque, ci sarà a breve una riappacificazione tra i due vicepremier, sia pure fasulla, con tanto di sorrisi e pacche sulle spalle.
Conferma dell’inaffidabilità M5S
Ma la sparata di Luigi Di Maio mercoledì sera nel salotto di Vespa, che ha tirato in ballo perfino la procura di roma per
accertare a chi appartenesse la “manina” che a suo dire avrebbe modificato il decreto fiscale, è stata presa assai male, malissimo
dal vicepremier leghista. Salvini in quelle ore era a Mosca, e ha appreso dai messaggi dei suoi su WhatsApp quel che stava
dicendo il suo collega di governo a “Porta a Porta”. Non si tratta certo di mancanza di bon ton. Per Salvini è stata la conferma
della debolezza e dell'inaffidabilità di Di Maio, la cui principale preoccupazione è di difendersi dagli attacchi interni
al M5s (si racconta di una dura telefonata sul condono di Beppe Grillo al vicepremier pentastellato) più che da quelli esterni,
visto che in quelle stesse ore il premier Giuseppe Conte era a Bruxelles per difendere una manovra su cui pendeva l'accusa
di «manipolazione» da parte di uno dei due vicepremier nonché leader del principale partito della maggioranza.
Inizio della crisi
Ecco perché la crepa apertasi da mercoledì sera nel governo non è di quelle ininfluenti, destinate a scomparire con un po'
di stucco ma, al contrario, è destinata a fotografare quello che a maggio potremmo raccontare come l'inizio della crisi del
governo giallo-verde.
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