L’amore contro il razzismo. In Se la strada potesse parlare (If Beale Street could talk), il regista Barry Jenkins, dopo l’Oscar per Moonlight, racconta una grande storia d'amore e del razzismo mai sopito negli Stati Uniti. In concorso alla Festa del cinema di Roma, il nuovo film, già presentato in prima mondiale al Toronto Film Festival, è un riadattamento dell’omonimo romanzo di James Baldwin (pubblicato in Italia da Rizzoli). «Anche nel libro di Baldwin c'è l'idea - ha affermato il regista Barry Jenkins - che l'amore ti può salvare. Il fatto è che i neri hanno vissuto da secoli esperienze e vite terribili, ma hanno, per fortuna, ancora dentro di loro la gioia e la bellezza che ti dà la forza di sopravvivere. E poi va detto che nei suoi romanzi Baldwin cavalca due vie: “una molto romantica e sensuale e un'altra molto critica sul rapporto tra bianchi e neri”».
Amore e umanità per resistere alle prove della vita
Siamo negli anni Settanta nel quartiere di Harlem, Manhattan. Il film, accolto da un lunghissimo applauso alla Festa di Roma,
narra la storia di Tish (Kiki Layne) che sogna un futuro sereno con Alonzo Hunt, noto col soprannome di Fonny (interpretato
da Stephan James). Tutto precipita quando Fonny viene imprigionato con l’accusa di una violenza sessuale che non ha commesso.
Tish, che ha appena scoperto di essere incinta, segue ogni possibile strada per scagionarlo, con il sostegno incondizionato
della sua famiglia. E soprattutto con quello della madre Sharon (Regina King). Il registra attraversa finestre temporali
per mostrare come amore e umanità resistono alle prove della vita. Anche se il mondo è ancora piena di pregiudizi razziali,
come si dice nel film: «in America per quanto riguarda la giustizia ai neri le carte sono truccate».
L’istinto protettivo
E ancora sull'amore e la solidarietà della famiglia di Tish il regista ha spiegato che «l'amore e l'accoglienza verso questo
bambino che deve nascere, dipende anche dal fatto che in quanto nero sarà in pericolo, dovrà combattere, c'è insomma anche
un istinto protettivo verso di lui da parte di tutta la famiglia. Una cosa tipica nelle famiglie dei neri d'America». Sul
nascente neo-razzismo mondiale dice infine il regista: «Anche da voi in Europa i tanti confini stanno diventando molto più
duri. Da noi essere neri o latini non é certo facile con il
presidente che abbiamo».
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