C’è il decreto sicurezza, cavallo di battaglia di Matteo Salvini, all’esame della Commissione Affari costituzionali del Senato. E c’è il decreto fiscale, collegato alla manovra, che attende l’avvio dell’esame in commissione Finanze, sempre a Palazzo Madama. Completano il pacchetto dei dossier sul tavolo del governo M5s-Lega - quelli più “caldi”, che potrebbero creare distanze tra le due forze politiche azioniste di maggioranza dell’esecutivo, M5s-Lega - il tema delle banche. Su quest’ultimo punto, di fronte a una corsa dello spread BTp-Bund che intacca il patrimonio degli istituti di credito, Salvini ha annunciato l’intenzione di intervenire «costi quel che costi» e ha aperto alle fusioni. Di Maio ha subito chiarito che il governo «darà sostegno alle banche, ma non ci mettiamo un euro degli italiani».
Decreto sicurezza: i 4 senatori M5s contro la svolta securitaria del Carroccio
Sulla sicurezza i fronti sono due: decreto sicurezza e Roma, peraltro interconnessi. Entrambi chiamano in causa i rapporti
tra i due azionisti di maggioranza dell’esecutivo Conte: M5s e Lega. Per quanto riguarda il decreto sicurezza, allo stato
attuale all’esame della Commissione Affari costituzionali del Senato, l’ala “ortodossa” dei Cinque Stelle vicina al Presidente
della Camera Roberto Fico ha lanciato segnali di insofferenza verso un’alleanza con il Carroccio che vede i pentastellati
sempre più schiacciati su una linea radicalmente securitaria. Il governo, su impulso del Viminale, ha presentato alcuni emendamenti
che, tra le varie ipotesi, propongono un ulteriore giro di vite sul tema della domanda di protezione internazionale. Proposte
che non sono piaciute a quattro senatori pentastellati, capitanati da Gregorio De Falco (gli altri sono Elena Fattori, Paola
Nugnes e Matteo Mantero).
Nonostante il tentativo di mediazione promosso da Conte, che ha voluto incontrare De Falco nel tentativo di smussare le divergenze dei dissidenti nei confronti della linea delineata dall’alleato di governo, i quattro hanno presentato quattro subemendamenti: si tratta di modifiche agli 8 emendamenti presentati giovedì dal governo. Uno di questi prevede che il parere dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Unhcr, sulla lista dei Paesi sicuri, debba essere «obbligatorio e, se sfavorevole vincolante». Di fatto, la proposta dei 4 senatori pentastellati assicura all’organismo dell’Onu un ruolo centrale nella definizione dei Paesi sicuri, sulla base della quale accettare o meno le richieste da asilo. Insomma, la partita delle modifiche al provvedimento è aperta, e i dissidenti pentastellati non sembrano disposti a fare un passo indietro.
La partita su Roma dopo le critiche del Carroccio alla gestione Raggi
Il secondo fronte, che riguarda l’aspetto della sicurezza e che potrebbe aumentare le distanze tra M5s e Lega, riguarda Roma,
dopo le bordate arrivate di recente dalla Lega alla gestione Raggi, dopo la tragedia della giovane Desirée Mariottini, uccisa nel quartiere San Lorenzo di Roma. «Ai sindaci - ha sottolineato
Di Maio - dobbiamo dare più poteri. Non si può governare una città come Roma con i poteri di un qualsiasi sindaco. Questo
è un tema importante: se un sindaco deve sgomberare un edificio perché occupato, deve poterlo fare direttamente, non chiedere
a cento enti».
Il sì di Conte al Tap e il malessere della componente movimentista M5s
Peraltro, dopo la decisione di Conte di dare il definitivo via libera ai cantieri del gasdotto pugliese Tap, decisione apprezzata
dal Carroccio, all’interno del Movimento cresce il malumore di chi vede i suoi vertici sempre più deboli di fronte all’attivismo
leghista. Tre parlamentari del M5s - i senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial - hanno criticato
la decisione del premier. «Anche Conte sbaglia. Non ci possono essere penali - hanno sottolineato - perché non esiste alcun
contratto tra Stato e Tap. Non ci possono nemmeno essere costi per lo Stato, perché non c’è ad oggi rispetto delle prescrizioni
da parte di Tap e non può esserci responsabilità dello Stato. Continuiamo ad avere fiducia nella magistratura». Di diverso
avviso Di Maio. «Da ministro dello Sviluppo economico - ha spiegato - ho studiato le carte del Tap per tre mesi. E sono voluto
andare allo Sviluppo economico anche per questo. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali
per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente. Le carte - ha poi aggiunto - un ministro
le legge solo quando diventa ministro e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché».
Il braccio di ferro sul condono: lo stop di Ruocco e Lannutti
Un altro dossier sul tavolo dell’esecutivo è quello relativo al decreto fiscale. Il provvedimento, collegato alla manovra,
ha in pancia otto sanatorie e un condono. L’esame del decreto in commissione Finanze del Senato partirà, in prima lettura,
martedì 30 ottobre, alle 12, con le audizioni. La presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco (M5S),
e il senatore del Movimento, Elio Lannutti, hanno chiesto di modificarlo: «Chiediamo una modifica del decreto fiscale - hanno
scritto su twitter -, dovrà essere modificato rispettando i principi ispiratori del M5S. Molte delle disposizioni del provvedimento
all’esame del Senato sono contrarie ai nostri valori. M5S da sempre si batte per un fisco equo, semplice, non vessatorio con
gli onesti ed i piccoli contribuenti in difficoltà e, d'altro canto, duro ed intransigente nel contrasto alle pratiche evasive
ed elusive soprattutto dei soggetti che reiterano condotte dannose per la società frodando l’erario. La “pace fiscale” - hanno
sottolineato i due - va modificata in base a questi principi che da sempre sono l’anima del nostro elettorato». Da martedì
la partita entrerà nel vivo.
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