Oggi è giorno di elezioni per quasi 60mila politici locali. È l'«election day» delle Province, fissato in estate dal Milleproroghe, che chiama alle urne sindaci e consiglieri dei territori per rinnovare 27 consigli provinciali e 47 presidenti.
Ed è solo il primo passo per un ritorno delle Province che si annuncia in grande stile, dopo anni di limbo prodotto dal tentativo di abolirle cancellato dal referendum del 4 dicembre. Altri due passi sono scritti nel testo della legge di bilancio attesa per oggi in Parlamento. Ma il bello viene dopo, e prepara il terreno a un nuovo scontro M5S-Lega dopo le «manine» sui condoni e i maldipancia sulla sicurezza.
Le «centrali» per le gare
Con la manovra, le Province tornano ufficialmente a essere un cardine nella vita degli enti locali con l'investitura ufficiale
a stazioni appaltanti per i lavori pubblici avviati dai Comuni del loro territorio. In molte parti d'Italia è già così, sono
oltre 3.600 (il 45% del totale) i sindaci che si affidano alla “loro” provincia per fare le gare. Ma la scelta diventerà obbligatoria
per tutti i Comuni non capoluogo una volta in vigore la legge di bilancio, che offre anche 250 milioni all'anno dal 2019 al
2033 per la manutenzione di strade e scuole.
Più soldi a strade e scuole
«Non bastano», si lamentano gli amministratori provinciali in uscita da lunghi anni di tagli e compensazioni a bilanci sempre
più in sofferenza. Ma le novità sono significative anche perché nelle idee della maggioranza, e soprattutto della Lega, sono
l'antipasto del cambio di rotta vero e proprio: quello che con la riforma degli ordinamenti punta a far tornare al voto per
i consigli provinciali i cittadini, e non solo i politici dei Comuni.
Il gran ritorno
Il tema è al centro dell'agenda. Ad accendere le polveri è stato il Milleproroghe, che ha previsto l’avvio entro il 21 novembre
di un tavolo tecnico per «la revisione organica della disciplina in materia di ordinamento delle Province e delle Città metropolitane».
E soprattutto tra i collegati alla manovra è in cottura una legge delega per la riforma degli enti locali: quella sarà la
sede in cui provare il blitz. Un blitz rischioso soprattutto per i Cinque Stelle, dopo anni di lotta dichiarata a ogni forma
di «costo della politica». Ma fondamentale per la Lega, che negli enti locali ha le sue radici irrinunciabili anche nella
sua nuova veste sovranista.
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