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legge di bilancio

Manovra, terre al popolo: perché il progetto del governo rischia di fare flop

Terre gratis per le famiglie numerose. L’incentivo dal sapore retrò è scritto nero su bianco nella legge di bilancio dove si prevede l’assegnazione di terreni di proprietà dello Stato ai nuclei familiari che mettano al mondo un terzo figlio - finora meno di 50mila l’anno (il 10% delle nascite) - tra il 2019, il 2020 e 2021. La norma tutta da chiarire (ci penserà un decreto attuativo) può dare un contributo per favorire il positivo trend di imprenditoria agricola giovanile dell’Italia che ha il record europeo con 55mila aziende under35. Senza dimenticare però che si tratta di un’attività in cui i profitti si “sudano” parecchio: su 100 euro spesi dal consumatore ne rimangono solo 6 di margine all’agricoltore.

GUARDA IL VIDEO / Manovra, terreni gratis con il terzo figlio in arrivo

Il rischio di un flop o quantomeno di una partenza molto al ralenti è però dietro l’angolo. Al di là delle polemiche già esplose su quali siano i nuclei familiari destinatari - matrimoni o anche coppie di fatto, cittadini italiani o anche immigrati -, molti dubbi permangono sul perimetro dell’iniziativa del Governo.

Non è infatti chiaro a quanto ammontino gli ettari che potrebbero essere coinvolti. In base alla norma dovrebbe essere costituito una sorta di plafond di terreni alimentato per un 50% dalle superfici di proprietà dell’Agenzia del Demanio e per un altro 50% da quelli nella disponibilità di comuni e regioni italiane. I terreni di proprietà del Demanio ammontano ad appena 5.500 ettari. Una “dote” che in piccola parte è stata già venduta o affittata (è prevista la precedenza per i giovani nel progetto «Terre vive») e comunque non è composta da terreni sempre tutti appetibili: oltre 2.148 ettari sono in uso al Corpo forestale. Ancora più complicata la situazione dell’altro “pilastro” dell’operazione: qui i dati sono alquanto incerti. La norma della manovra fa infatti riferimento alla «Banca delle terre abbandonate o incolte» previsto dal decreto Sud approvato dal precedente Governo nell’estate del 2017. Una “Banca” dove dovevano confluire i terreni censiti dai Comuni e individuati come incolti da almeno 15 anni. Ma il monitoraggio non è mai partito (si veda altro articolo in pagina). A questo si aggiunge anche un altro aspetto: la norma, secondo alcuni, intervenendo su terreni nella disponibilità di regioni e comuni potrebbe in prospettiva far sollevare anche dubbi di costituzionalità.

Da chiarire anche i criteri di assegnazione. Tratteggiato l’identikit dei potenziali beneficiari (nuclei familiari con terzo figlio), nulla si sa riguardo all’entità dei terreni messi a disposizione dei beneficiari.

L’iniziativa è comunque salutata positivamente dalla Coldiretti: «Da anni ci battiamo – ha spiegato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – perché vengano messi in vendita i terreni nella disponibilità dello Stato che a nostro avviso svolge impropriamente l’attività agricola». Sulla stessa scia Confagricoltura: «Ci fa piacere che nella manovra si voglia favorire il ritorno alla terra», spiega Massimiliano Giansanti che ora attende di vedere «i contenuti del provvedimento». Di tutt’altro senso la reazione di Mario Sberna, presidente dell’Associazione famiglie numerose: «Il Governo farebbe bene a tenersi la terra e a non tenersi il miliardo di assegni famigliari che ogni anno si intasca e non distribuisce a chi ha figli».

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