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Dossier Auto, ecco chi potrà ancora circolare con una targa estera

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Dossier | N. 509 articoliCircolazione stradale

Auto, ecco chi potrà ancora circolare con una targa estera

Massima discrezione. Era così vent’anni fa e lo è anche adesso: un po’ come gli approcci delle banche estere che cercano clienti desiderosi di portare i propri soldi oltrefrontiera, le proposte di società di leasing o noleggio a lungo termine tedesche, spagnole o dell’Est non arrivano con la pubblicità. Ci sono canali più discreti, da siti web poco appariscenti al passaparola attraverso concessionari e commercianti di veicoli. Inizialmente era solo una questione di non incappare nel redditometro e nelle multe stradali irrogate con controlli elettronici (le notifiche all’intestatario del mezzo sono difficoltose se si tratta di arrivare all’estero, anche se ora c’è una direttiva europea che un po’ le aiuta). Per i clienti meridionali era anche una questione di costo dell’assicurazione, sia Rc auto sia furto-incendio.

Dal 2011 si è aggiunto il superbollo, varato dall’ultimo governo Berlusconi e inasprito da quello di Mario Monti. Proprio il gettito del superbollo dimostra quanto abbia funzionato il canale estero: si è sempre rimasti ben lontani dai 168 milioni di euro preventivati dal ministero dell’Economia sulla base del parco veicoli circolanti con targa italiana all’epoca, perché a quel punto è aumentato il numero di persone che l’auto di lusso l’hanno presa in leasing o noleggio all’estero o, se ne avevano una, hanno addirittura simulato di venderla a un operatore straniero.

Cifre ufficiali naturalmente non ce ne sono. Ma l’esperienza insegna che le maggiori concentrazioni ci sono proprio nelle regioni in cui già le quote di mercato dei marchi premium (soprattutto tedeschi) sono superiori alla media. Si sa che il record assoluto è del Trentino-Alto Adige, ma anche le regioni limitrofe non sono poi da meno.
È soprattutto qui che i clienti vengono contattati con discrezione, direttamente dai venditori o comunque tramite loro. Sono stati organizzati (talvolta con il supporto diretto o indiretto delle case automobilistiche) anche eventi con un numero ristretto di invitati, in cui esperti commercialisti e tributaristi hanno spiegato le varie formule e dato rassicurazioni sui rischi che si corrono.

IL DOCUMENTO / Il testo del decreto sicurezza

Finora, si è rischiato poco: l’articolo 132 del Codice della strada era difficile da applicare perché presupponeva di dimostrare che il veicolo con targa estera fosse rimasto in Italia per più di un anno. Di fatto, a parte casi eclatanti di gente che ha preso una o più multe al giorno e non le ha pagate, era quasi impossibile dimostrarlo: controlli sistematici alle frontiere non possono essercene. Nella prassi, quando il proprietario era uno straniero residente in Italia, si presumeva pure che il veicolo fosse arrivato sul territorio nazionale assieme all’interessato. Ma sono tutte soluzioni “artigianali”, a rischio contenzioso, per irrogare sanzioni minime (85 euro e una generica e non verificabile inibizione a far circolare il mezzo in Italia, al netto della possibilità di compiere accertamenti fiscali).

Con le modifiche al Codice della strada introdotte dal decreto sicurezza, l’illecito scatta per il solo fatto di essere colti a circolare con targa estera (sarà un problema in quei pochi casi in cui si circola in Italia con un’auto con targa estera presa a prestito occasionalmente o dandosi il cambio alla guida con il suo proprietatio). E le sanzioni arrivano alle migliaia di euro, più il fermo amministrativo ed eventualmente la confisca del mezzo, per chi non lo reimmatricola in Italia o non lo riporta all'estero (dove potrà riavere le targhe e i documenti, che verranno ritirati dalle forze dell'ordine e trasmessi alla Motorizzazione).

Un meccanismo abbastanza ben congegnato, ma con una grossa falla: se il veicolo è in leasing o a noleggio con operatori che non hanno sedi (né secondarie né effettive) in Italia, non c'è alcuna limitazione. Per il diritto comunitario, questi sono contratti legittimi, ma si sarebbe potuto trovare una formula per obbligare a effettuare una reimmatricolazione del mezzo in Italia, cosa che peraltro avrebbe facilitato le notifiche delle multe e permesso di incassare il bollo (e l'eventuale superbollo) auto. Invece non lo si è fatto. Creando un danno anche a noleggiatori e società di leasing con sede in Italia: la norma è praticamente un invito a rivolgersi a operatori totalmente esteri.

Finora le associazioni di categoria non hanno reagito ufficialmemente, ma è prevedibile che stiano quantomeno pensando di far proporre subito un emendamento correttivo. Magari nella legge di bilancio, visto che ormai il decreto sicurezza è stato blindato con la fiducia sul maxiemendamento che contiene anche la stretta sulle targhe estere.

Bisognerà vedere anche come si evolverà l'altro canale del fenomeno: quello aperto dai tanti immigrati dell'Est che si sono stabiliti in Italia e, per evitare gli alti costi fiscali e assicurativi del nostro Paese, immatricolano nel loro Paese anche le auto che acquistano (molto spesso usate) qui. Sono così nate organizzazioni che offrono anche a italiani immatricolazioni di comodo all'Est. Si può approcciarle soprattutto se si acquista di un'auto usata potente presso un piccolo commerciante di veicoli. Ma si può anche far reimmatricolare la vettura che già si possiede.

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