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Tria: ulteriore rallentamento del Pil 2018 rafforza le ragioni della manovra

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l’audizione del ministro

Tria: ulteriore rallentamento del Pil 2018 rafforza le ragioni della manovra

«Rispetto alle stime della Nadef di settembre si registra un ulteriore rallentamento» dell’economia e «la stima Flash di Istat e le prime evidenze del terzo trimestre mostrano un ulteriore peggioramento, e questo rafforza ulteriormente gli obiettivi della manovra: contrastare il rallentamento della crescita e fornire uno stimolo con gli investimenti pubblici», grazie all'impatto espansivo della legge di bilancio, pari allo 0,6% del Pil. Il titolare del Mef Giovanni Tria torna sotto i riflettori a poche ore dall’ultimo scontro Roma-Bruxelles sull'andamento dei nostri conti pubblici - innescata dalle nuove stime della Commissione Ue seguite da una replica stizzita del premier («scenari inverosimili») e dello stesso ministro («analisi non attenta e parziale»).

Lotta alla povertà e quota 100
È lui infatti il primo ad essere sentito dalle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato che oggi hanno avviato ufficialmente l'esame della manovra 2019. Tria ripercorre i principali pilastri della manovra, e ne ribadisce i principi ispiratori, tra cui la lotta alla povertà utilizzando lo strumento del reddito e della pensione di cittadinanza, perchè «non esiste stabilità economica senza stabilità sociale». Altro pilastro sono le misure per « accelerare il turn over con la staffetta generazionale che permetterà di affrontare le nuove sfide e ridurre la disoccupazione giovanile, spiega Tria riferendosi a quota 100, «destinata a favorire il turnover che consentirà alle persone di uscire dal mercato in anticipo».

Il tema della pressione fiscale
Tra le priorità della manovra raccontata dal titolare del Mef c’è poi la riduzione della pressione fiscale, che «rispetto ai livelli attuali equivale a 13,4 miliardi nel 2019, a 9,5 miliardi nel 2020 e 8,8 nel 2021. La quota prevalente di questa riduzione è rappresentata dal disinnesco delle clausole Iva». Il Parlamento ha autorizzato il Governo a salire fino al 2,4% di deficit «e il Governo è impegnato a rispettare questo limite», sottolinea poi toccando uno dei temi più controversi del confronto con Bruxelles. «Con questa manovra stiamo cercando di uscire dalla trappola della bassa crescita - ragiona ancora Tria nel suo intervento davanti ai commissari - ci rendiamo conto - ha aggiunto - che i problemi rilevati richiederebbero una manovra espansiva forse più incisiva di quella programmata ma è stato necessario trovare un corretto bilanciamento tra stabilità finanziaria e stabilità sociale perché entrambe sono necessarie».

«Patrimoniale non ci sarà, sarebbe suicidio»
In sede di replica, dopo gli interventi e le domande dei parlamentari, il ministro precisa e chiarisce le intenzioni dell’Esecutivo su temi caldi come l’eventuale ricorso a una tassa patrimoniale. Per Tria «è ovvio che non si farà, sarebbe un'azione suicida», anche percè «non stiamo parlando di situazioni greche, gli aggiustamenti che possono essere fatti sono tanti e in modo molto più puntuale, senza implicare elementi di emergenza». Per quanto riguarda la spesa prevista per pensioni e reddito di cittadinanza «si farà nel più breve tempo possibile: è previsto un collegato ma è anche possibile utilizzare un decreto legge per far partire le misure quando sono pronte».

«Stima Ue deficit a 2,9% non è giustificata»
Alle commissioni Tria ribadisce anche il punto sul confronto in atto con la Commisisone Ue, il cui giudizio sui conti italiani «è sbagliato sulla stima di crescita», e «i chiarimenti forniti dai nostri tecnici sui dati effettivi contenuti nel Ddl Bilancio non possono essere semplicemente ignorati o non considerati perché non ci credono, e non sono stati presi in considerazione». «Rispetto a 1,2% di crescita non può corrispondere a mio avviso il 2,9% di deficit, è una stima non giustificata, e sono legittimato a dirlo perché con tutto il rispetto per la Commissione europea, anche i nostri tecnici sono validi. Si tratta comunque di un confronto tecnico che non mette in discussione il dialogo», conclude il ministro.

Prima giornata di audizioni
Oltre al ministro dell'Economia, il pacchetto di audizioni preliminari all'esame del Ddl sul bilancio avviato oggi dalle commissioni parlamentari nella Sala del Mappamondo di Montecitorio prevede il confronto sui conti pubblici con rappresentanti della Banca d'Italia e del Cnel, delle sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil, e Ugl), oltre che di Ania, Svimez e dell’associazione dei piccoli Comuni (Anpci).

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