Quando i paradossi diventano realtà: se eravamo arciconvinti che mai in Italia ci sarebbe potuto essere un nuovo caso-Grecia,
paradossalmente oggi guardiamo invece ad Atene quasi come a un modello da seguire. In questi giorni ci sono infatti state
due notizie pubblicate contemporaneamente dai quotidiani che meritano qualche riflessione in più. Se da una parte abbiamo
letto che, sulla manovra che aumenta ancor più il deficit , il nostro governo si è trovato isolato al Consiglio Ecofin dei
28 ministri finanziari, tanto che Tria è dovuto rientrare in anticipo a Roma, in altra pagina dei giornali era invece riportata
la notizia che la stessa Atene è stata proclamata capitale europea dell'innovazione 2018 nel concorso finanziato dal programma
Ue per la ricerca.
Insomma - chi l'avrebbe mai detto - nel giro di poco tempo le parti sembrano essersi rovesciate perché a soffrire adesso siamo
soprattutto noi mentre il pianto greco si è trasformato, almeno così sembra, in un mezzo sorriso. Intendiamoci, la situazione
italiana non è oggi ancora così drammatica come quella che si respirava sotto il Partenone qualche anno fa ma, considerando
le dimensioni delle rispettive economie, il rischio-recessione potrebbe per noi trasformarsi davvero in un “Titanic” contro
l'iceberg della disoccupazione e non solo.
È il caso, quindi, di fare tesoro di quanto è successo al di là dell'Egeo per cercare di non ripetere gli stessi errori e
per rimettersi subito sulla rotta giusta come avverte anche la Confindustria che terrà a breve una seduta straordinaria a
Torino che diventa citta-simbolo (leggi Tav) di un'Italia che non vuole arrendersi all'idea dell'involuzione economica e della
decrescita.
Dobbiamo davvero ricordarci di cosa successe in Grecia a cominciare dall'iniziale atteggiamento decisamente anti-europeo con le tante manifestazioni di protesta nella capitale contro gli eurocrati accusati di aver voltato le spalle al paese. Poi, dopo i massicci interventi di soccorso della Bce di Mario Draghi (leggi “quantitative easing”) che praticarono la respirazione bocca a bocca all'economia ellenica per evitare il suo “default”, le proteste si placarono presto. Ecco, senza arrivare ai cortei, anche in Italia stiamo ora vivendo in un clima decisamente antieuropeo con il governo gialloverde che sta addossando tutte le colpe della nostra situazione a Bruxelles. Ma il muro contro muro non serve a nessuno, neppure ai nostri conti pubblici, così come non servì ad Atene: molto meglio, quindi, trattare e seguire i ripetuti inviti al dialogo con Bruxelles che “Supermario” continua a lanciarci da Francoforte. E proprio la Grecia ci dà la ricetta giusta da seguire. Bisogna puntare molto sull'industria e sull'innovazione piuttosto che concentrarsi su vecchie cambiali che, in questo momento, non possono essere facilmente onorate: le prime diventano una priorità assoluta con la “crescita zero” che si preannuncia per il 2019.
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