Nessuna barca custom o personalizzata, ma un processo di lavorazione che si ispira, in piccolo, a quello delle auto, con due gamme di yacht ben definite e optional che i clienti possono scegliere. Nonché, da punto di vista produttivo, l’utilizzo di macchinari con automazioni. È la scelta, controcorrente rispetto a quella della maggior parte dei competitor, ma vincente a leggere i risultati di bilancio, di Absolute Yachts, il cantiere di Podenzano (Piacenza) fondato nel 2002 da Sergio Maggi e Marcello Bè, presente nella classifica «Leader della crescita» stilata da Il Sole-24Ore e Statista.
A raccontare la storia dell’azienda, che oggi esporta circa il 95% della produzione, è Cesare Mastroianni, vicepresidente con delega alle vendite del cantiere. «Il nome Absolute – spiega – è stato scelto per evidenziare l’autonomia, non solo finanziaria ma anche organizzativa e concettuale, rispetto alle esperienze che Maggi e Bè avevano fatto in passato in altri cantieri. Il motto della società, che si aggiungeva al nome Absolute, era libertà di espressione. E l’azienda si è affermata proprio per lo spirito d’innovazione che, anche sotto il profilo tecnico e tecnologico, l’ha subito contraddistinta».
Oggi Absolute fattura 63 milioni di euro (anno nautico 2017-2018), circa 10 milioni in più dell’anno precedente, e dal 2011 a oggi ha incrementato gli addetti da 80 a 220. Vanta, inoltre, chiarisce Mastroianni, «una liquidità superiore ai 19 milioni di euro e zero indebitamento con le banche. La nostra scelta, infatti e di non chiedere finanziamenti: lavoriamo con i nostri soldi perché non vogliamo dipendere da nessuno». Come si è accennato, Absolute produce due gamme di barche, tra i 12 e i 24 metri di lunghezza: la linea Fly e la linea Navetta. «Abbiamo 11 modelli in gamma – dice Mastroianni – e quattro nuovi previsti per l’anno prossimo. I prezzi variano dai 500mila euro ai 3,3 milioni».
La produzione è stata, peraltro, riveduta e ottimizzata proprio nel momento di massima criticità (iniziato nel 2009) del mercato della nautica. «La necessità – chiarisce Mastroianni – aguzza l’ingegno. Quando c’è stata questa contrazione verticale, terrificante, del mercato a livello mondiale, si è pensato di investire di più, anziché risparmiare, e di fare una rivoluzione della gamma. Sono stati abbandonati i modelli sportivi, molto legati all’uso giornaliero, per passare a barche più grandi e abitabili, destinate alla navigazione a lungo raggio, per andare incontro a una clientela più esigente. Siamo passati a un prodotto più di sostanza, adatto a tutti i mari. Così anziché vendere solo nel Mediterraneo, ci siamo messi a vendere nel mondo intero. E non abbiamo mai licenziato nessuno né fatto cassa integrazione». Attualmente gran parte delle vendite di Absolute è in export. Il 45% del fatturato arriva dall’Europa, compresa la Turchia (e solo il 5-6% dall’Italia); il 35% da Stati Uniti e Canada e il resto da Sud Est asiatico (in particolare Hong Kong, Taiwan e Giappone) e Oceania. La trasformazione della produzione, sottolinea Mastroianni, è andata di pari passo con l’ingrandimento del sito produttivo di Podenzano. «In fasi successive, tra 2007 e 2017, c’è stato un raddoppio, in metri quadrati, del cantiere, cresciuto anche quanto a macchinari. Abbiamo implementato diverse automazioni, il che nella nautica è un bel plus».
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