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Dossier Gaia vince la sfida del cibo funzionale

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    Dossier | N. 53 articoliEcco le 350 magnifiche Pmi della classifica italiana

    Gaia vince la sfida del cibo funzionale

    
Gloria Inglese, laureata in scienze delle tecnologie alimentari e alla guida dell’ufficio Ricerca&Sviluppo di Gaia, azienda fondata con il fratello Alessandro recuperando esperienza e radici della panetteria di famiglia
    Gloria Inglese, laureata in scienze delle tecnologie alimentari e alla guida dell’ufficio Ricerca&Sviluppo di Gaia, azienda fondata con il fratello Alessandro recuperando esperienza e radici della panetteria di famiglia

    «Siamo nati in piena crisi: abbiamo creato Gaia spa nel 2013. Avevamo un’azienda di famiglia qui in Friuli Venezia Giulia che faceva pane fresco e dolci da 50 anni, fondata dai nostri nonni negli anni 60 e tramandata di generazione in generazione. Proprio nel periodo di crisi l’azienda storica di famiglia ha sofferto e nel 2010 abbiamo dovuto intervenire».

    Così racconta la ricetta anticrisi dell’azienda Gloria Inglese, che con il fratello Alessandro ha dato vita a questa azienda giovane ma con alle spalle esperienza e valori - presente nella classifica «Leader della crescita» stilata da Il Sole-24Ore e Statista. L’attività è ripartita da una frase che riassume tutto: «Aiutiamo le persone a nutrirsi in modo sano e genuino». E dalla ricerca: «Siamo andati a caccia di mercati emergenti - spiega Inglese - e abbiamo studiato quello del senza glutine che negli ultimi anni si era sviluppato più di tutti e abbiamo cercato di applicare le nostre competenze e conoscenze in questo campo». Perciò hanno fatto assunzioni mirate di professionalità specializzate in chimica, in ingredientistica, in alimentazione salutista e consulenze di dietisti e nutrizionisti, che hanno affiancato Gloria, laureata in scienze delle tecnologie alimentari e alla guida dell’ufficio R&S, nella formulazione delle ricette. Puntando anche su giovani e territorio: «Oggi in azienda siamo in 30, il nostro responsabile di produzione ha 24 anni». Lo stanziamento iniziale ha anche ricompreso un investimento in tecnologie produttive «che si avvicinano - spiega - al campo della farmaceutica perché si affacciano a un consumatore che ha una patologia, il processo deve essere controllato e tecnologico». Il milione di euro iniziale, grazie a questa ricetta anticrisi per innovare e far ripartire l’azienda di famiglia, dal 2013 è più che triplicato, il fatturato ora è di 3 milioni e mezzo.

    «Ci sta premiando il fatto che non ci siamo limitati a soddisfare il consumatore celiaco, ma abbiamo cercato di ampliare il quadro, perché studiando il mercato abbiamo visto che intolleranze purtroppo si stanno diffondendo e moltiplicando in maniera esponenziale, chi è intollerante al glutine nel 70% dei casi è anche intollerante al lattosio». La ricetta su misura per il mercato e per aiutare le persone comprende anche materie prime selezionate non Ogm, prive di glutine fin dall’origine, senza l’aiuto di processi chimici. E la ricerca delle più pregiate è a 360°, sottolinea Inglese: «Le troviamo ovunque, non ci siamo posti dei limiti, c’è stata una grossa ricerca di quelle che erano le farine alternative, gli amidi negli alimenti, siamo partiti dal mercato italiano, poi europeo e poi siamo arrivati a importare le farine particolari anche dagli Stati Uniti». Ma il rapporto qualità prezzo è un altro fronte su cui Gaia ha lavorato per essere azienda competitiva: «sicuramente la formulazione di un alimento senza glutine di per sé è più costosa, come le farine anche i processi sono molto più costosi, la ricerca deve essere costante», dice Inglese, che però sottolinea come la concretezza sia da sempre alle radici della filosofia dell’impresa: «Gaia è il nome della terra, abbiamo voluto affiancare al nostro obiettivo principale da sempre creare alimenti senza glutine, quelli di renderli alla portata di tutti».

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