Welfare aziendale intrecciato col marketing sociale. La piattaforma digitale TreCuori è l’emblema del territorio più integrato tra for profit e non profit. È un’impresa veneta che offre servizi di welfare alle aziende e alle pubbliche amministrazioni. Ma allo stesso tempo incarna i valori del sociale: i lavoratori beneficiari dei servizi di welfare - finora 50mila, soprattutto nelle Pmi -, se spendono le loro quote presso un’attività che partecipa al marketing sociale di TreCuori possono scegliere la non profit o scuola del territorio a cui destinare un contributo, creando sinora un valore superiore a 200mila euro. Nata nel 2013 come ente senza scopo di lucro, TreCuori si è trasformata in società benefit (che incorpora nello statuto il valore sociale e/o ambientale).
«Nell’intersezione tra economia e società possiamo osservare due fenomeni – spiega Paolo Venturi, direttore di Aiccon –. Il primo: l’impresa sociale classica, che il recente processo di riforma colloca nel terzo settore, si consolida con un aumento dei dipendenti, sintomo di una crescente dimensione organizzativa anche frutto di fusioni e acquisizioni». È questo il mondo dell’impresa sociale che, considerando l’arretramento dello Stato sul terreno del welfare e delle politiche pubbliche, cerca di dare risposte, intercettando bisogni nuovi. «Secondo fenomeno: si sta consolidando una generazione di imprenditori sociali che, sotto la spinta della sostenibilità e della condivisione, è protagonista di nuove forme di economia sociale», aggiunge Venturi.
Nel volume «Co-economy» (promosso dal Centro Arc dell’Università Cattolica e in corso di pubblicazione per Fondazione Feltrinelli) firmato con altri studiosi, Venturi individua nella condivisione, nella cooperazione e nella collaborazione tre differenti modalità di produzione del valore. E alla luce di queste legge la co-economy. La condivisione è la dimensione del for profit orientato dal punto di vista sociale. Qui si muovono le benefit corporation; solo quelle con certificazione BCorp sono un’ottantina (per un fatturato di 1,4 miliardi di dollari) con brand storici come Olio Carli e Alessi. A queste si sommano le 250 società benefit, riconosciute due anni fa. Qui sono attive le oltre 200 startup innovative a vocazione sociale, nei servizi di comunicazione e informazione, sanità e assistenza sociale, istruzione. L’economia sociale è anche la dimensione delle cooperative di comunità, che recuperano le relazioni intrecciandole con le identità dei luoghi, dal paesino di Succiso nell’Appennino Reggiano alla Fondazione di Comunità San Gennaro di Napoli, attorno a cui operano le realtà che, partendo dalle catacombe, hanno dato vita al riscatto del rione Sanità. Nell’economia sociale si colloca anche il fenomeno nascente del cooperative platform, piattaforme che nascono su iniziativa di cooperative con logiche di open innovation. Infine alla dimensione della collaborazione appartengono le piattaforme digitali nate come alternative alle criticità dello sharing o le esperienze urbane di sharing cities.
Il mondo delle coop tradizionali, che abbondano fra i Leader della crescita 2018 Il Sole-24 Ore - Statista, per evolvere farebbe bene a salire sul treno in corsa della co-economy.
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