La testa a Milano e il cuore (e non solo) a Palermo, in pieno centro, sull’asse di Via Libertà dove, si può dire da sempre a memoria d’uomo, luccicano le insegne di Giglio, catena di negozi di alta moda: l’azienda creata da Michele Giglio che negli anni Sessanta ha ereditato una bottega di tessuti e merceria e l’ha trasformata in quello che è considerato uno dei gruppi siciliani più importanti del settore, presente nella classifica Leader della crescita 2019 Il Sole-24 Ore - Statista. Qui c’è il quartier generale di un gruppo che ha una catena di negozi e un centinaio di dipendenti e che si è sempre caratterizzato per una certa capacità di innovazione.
Quell’innovazione che si è tradotta nella creazione di giglio.com, piattaforma di e-commerce in otto lingue lanciata nel 2008, che vende prodotti di lusso e di alta moda e relativi accessori in tutto il mondo: una srl controllata da Michele che ne detiene il 50% attraverso la Michele Giglio snc e dai figli Giuseppe che ne è il Ceo (la sua quota è del 25%) e Federico (Cfo e una quota del 25%) che ha chiuso il 2017 con 9,3 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 88mila euro e un debito finanziario netto di 180mila euro. «In verità - racconta oggi Giuseppe Giglio - io avevo già cominciato con l’e-commerce nel 1996, anno in cui è stato registrato il dominio e ho creato il primo sito, ma era veramente troppo presto. È stato difficile spiegare questa scelta a mio padre ma ci ha permesso di essere precursori: tutti vedevano il web come minaccia, mentre io guardavo a internet come opportunità. Il sito e-commerce, con la odierna struttura societaria, è andato online ad aprile 2008, e ha chiuso il primo bilancio di esercizio con fatturato di 153.765 euro». La scelta di Milano per la sede principale della società, che oggi ha 35 dipendenti soprattutto tecnici e ingegneri, trova fondamento nella stessa natura del business della giglio.com: «Milano - dice Giuseppe Giglio - è un biglietto da visita del made in Italy in tutto il mondo. C’è un approccio internazionale».
L’ultima iniziativa di Giglio.com è la quotazione all’ExtraMot Pro di Borsa Italiana di un minibond da due milioni di euro: risorse necessarie per supportare l’ulteriore sviluppo dell’azienda che negli ultimi anni è cresciuta parecchio. Basti vedere i numeri riportati nel prospetto allegato alla documentazione per la quotazione del minibond. «Abbiamo chiuso il 2017 con ricavi di vendita per oltre 9,2 milioni - dice Giuseppe Giglio - (+ 56% rispetto al 2016) con un costo del venduto di poco più di 80 punti ed un conseguente primo margine di circa 1,8 milioni. I numeri sono stati generati da oscillazioni di fatturato importanti (picchi a gennaio, luglio, novembre e dicembre), con circa 36mila ordini totali e un valore medio del carrello di circa 260 euro». La svolta per giglio.com è in verità arrivata nel 2013 con la scelta di darsi una piattaforma proprietaria: «Il 2013 è stato per noi l’annus horribilis a causa di una serie di difficoltà tecnologiche dovute alla inadeguatezza della piattaforma scelta, l’attività ha registrato una flessione considerevole delle vendite, attestandosi a fine anno con un fatturato pari a 970.814 euro», spiega Giglio. Già l’anno dopo il fatturato era raddoppiato e ora la previsione è di chiudere il 2018 a 15 milioni per arrivare nel 2024 (data di scadenza del minibond) a 76,5 milioni.
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