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Dossier L’onda green muove l’1,2% del Pil

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    Dossier | N. 53 articoliEcco le 350 magnifiche Pmi della classifica italiana

    L’onda green muove l’1,2% del Pil

    C’è un nuovo cliente che si muove sul mercato italiano: è quello che si circonda di ciò che è ecosostenibile. Potremmo chiamarlo “Green chic”, maschio o femmina, con un’età tra 18 e 34 anni. Diplomato o laureato. E, a quanto rileva Eumetra/Lifegate in una ricerca sul campo, non è un solitario, ma fa parte di una comunità ben nutrita, tanto che sarebbero 37,4 milioni gli italiani che si dichiarano attratti dalla sostenibilità. È questo il nuovo ambientalista. Che magari non scende in piazza per combattere l’inquinamento, ma cerca di essere lui una fonte di non inquinamento.

    Ama il vintage. Fa riuso e riciclo che non vuole dire solo ottimizzare la raccolta differenziata, ma anche far circolare oggetti dismessi per non mandarli in discarica. E così facendo fa girare un’economia pari all’1,2% del Pil del Paese (fonte: Doxa, Osservatorio Second hand economy). L’italiano ecosostenibile fa suoi i prodotti di consumo a marchi bio e quando acquista oggetti durevoli valuta che non siano a obsolescenza programmata, rispettando il più possibile gli assunti di base dell’economia circolare.

    Il cibo, in primis, è un argomento che lo affascina e se è coltivato biologico lo acquista anche quando il delta di costo è leggermente più alto. Se poi sente parlare di km zero va in visibilio. Di fatto, secondo gli ultimi dati rilasciati da Nomisma per l’Osservatorio Sana 2018, 8 italiani su 10 hanno acquistato prodotti bio nell’ultimo anno muovendo un mercato da 3.552 milioni di euro. Il Green chic acquista biologico per ragioni salutistiche (52%), ma anche perché li ritiene più rispettosi dell’ambiente (26%). Acquista in Gdo frutta e verdura bio (scelte dal 61%), ma se gli si propone di andarla a raccoglierla, lo fa volentieri.

    Il cittadino ecosostenibile ama sperimentare e lo fa adottando nuovi stili di vita, come la condivisione piuttosto che il possesso: fa sharing di auto o moto. È abbonato a molte delle 120 piattaforme di servizi collaborativi e così offre passaggi sulla sua auto, oppure ospita in casa turisti di ogni età provenienti da tutto il mondo. Lavorare in coworking non lo disturba affatto, mettere a disposizione gli oggetti che usa di meno (trapano, pentola per cuocere la polenta…), gli permette di guadagnare se non soldi, almeno amicizie.

    Se va al ristorante, il green chic è capace di praticare il “diritto di tappo” che vuol dire portare la propria bottiglia di vino in tavola. Non si fa problemi a bere l'acqua del sindaco (32,4% degli italiani secondo Open Mind Research su un campione di 2000 italiani) e ritiene corretto chiedere al cameriere un contenitore per portare a casa eventuali avanzi di cibo evitando di contribuire a quei 42 kg procapite di cibo buttato dalla finestra (Fondazione per la Sussidiarietà e Polimi). Fa, o almeno sa cosa sia l’efficienza energetica. Quella che richiede monitoraggio e consapevolezza dei propri consumi di gas e luce. Il primo elemento che valuta il green chic è: «A chi mi affido per avere un servizio calmierato e sicuro?». Il mercato intanto non sta a guardare: UnicoEnergia - società presente nella classifica «Leader della crescita» redatta da Il Sole-24 Ore e Statista - risponde a questa domanda con una applicazione della blockchain.

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