Economia

Dossier Made in Italy oltre la manifattura

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    Dossier | N. 53 articoliEcco le 350 magnifiche Pmi della classifica italiana

    Made in Italy oltre la manifattura

    Missione estero. L’export italiano si basa anche su poli logistici evoluti,  come quello di Novara - Castel San Giovanni
    Missione estero. L’export italiano si basa anche su poli logistici evoluti, come quello di Novara - Castel San Giovanni

    Gli operatori della logistica e gli “acceleratori digitali”, i servizi finanziari e assicurativi per chi esporta sino alla ”costruzione” del reputation brand via social. Senza trascurare la gestione dell’ecommerce.
    Attività diversificate ma che ricadono tutte sotto lo stesso “cappello”, quello dei servizi.

    Sfiora i 100 miliardi di euro l’’export di servizi, una fetta della nostra bilancia commerciale sotto la quale rientra una gamma di attività molto variegata: si va dai servizi finanziari a quelli legali, dai trasporti alle telecomunicazioni, fino a una cena al ristorante, se a pagare il conto è un turista straniero. Ma soprattutto, rientra in questa sezione una delle categorie più promettenti dell’export di servizi, quelli informatici e digitali, e tra questi l’ecommerce.

    Soprattutto, è stimato che i servizi intermedi contribuiscano per circa il 30% al valore aggiunto delle merci esportate, per cui facilitare il libero scambio internazionale contribuisce significativamente a migliorare la produttività e la competitività delle imprese all’estero.

    E attenzione. Non si tratta solo di un business per “economie mature”, perchè tra quelli che maggiormente “esportano” servizi – da quelli informatici agli aggiornamenti software, dal customer care all sanità – c’è l’India, di cui costituiscono quasi il 40% delle “vendite estere”.

    E l’Italia come va? Il settore è altalenante. «I dati - ricorda Alessandro Terzulli, chief economist di Sace - non vengono aggiornati ogni anno, anche perché si tratta di know how “intangibile” ed è spesso difficile scinderlo dal bene e “misurarlo”. In ogni caso, se sul fronte dell’export di beni siamo il decimo Paese al mondo con una quota del mercato totale di circa il 3%, su quello dell’export di servizi siamo solo quindicesimi, con una fetta poco sopra il 2 per cento». Fatto cento il totale delle nostre esportazioni, i servizi oggi rappresentano il 18% del totale, contro una media mondiale del 23 per cento.

    Continuiamo a esportare più beni che servizi. Ma stiamo crescendo. «Le nostre stime da qui al 2020 – prosegue Terzulli – parlano di una crescita media annua del 4% per l’export di beni, e del 4,3 per i servizi. Ad esempio, stiamo investendo molto nelle piattaforme ecommerce per far sbarcare le nostre Pmi sino in Cina». Come l’accordo con Alibaba per creare sul portale una sezione Italia, che faccia da vetrina di sistema e da volano per l’export. E non esiste solo l’e-commerce. C’è tutto l’Ict legato all’automazione industriale e a Industria 4.0, l’efficientamento della logistica, il design e l’assistenza post-vendita.

    Per quanto riguarda l’Italia, i dati 2016 mostrano un incremento dei servizi informatici e di Ict (con un tasso di crescita medio annuo tra 2013 e 2016 dell’8,3%), di quelli di manutenzione e riparazioni (+32% nello stesso periodo). Bene anche trasporti, viaggi e i servizi alla persona. Mentre si distinguono per decremento i settori delle costruzioni, delle lavorazioni conto terzi e i servizi assicurativi.

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