«Se avessi voluto, in questi anni avrei anche potuto fare a meno dell’export». Decisione che alla fine Mauro Biglia non ha adottato: troppo alto, in effetti, il rischio di perdere per sempre quote di mercato faticosamente conquistate. Ma il racconto del produttore piemontese di torni, che come l’intero comparto delle macchine utensili ha resistito alla crisi del 2009 soprattutto grazie ai mercati internazionali, sintetizza perfettamente la rivoluzione sperimentata nell’ultimo quadriennio dalla meccanica. Rilanciata a monte dal boom dei macchinari innescato in Italia da superammortamento, Sabatini-bis e soprattutto dal “bazooka” dell’iperammortamento, un balzo che si è riverberato sull’intero settore allargato, fatto da migliaia di componentisti e subfornitori.
A livello aggregato il macro-comparto rappresentato da Federmacchine ha raggiunto nel 2017 il record storico di produzione a 46,6 miliardi, 10 in più rispetto al 2014, grazie soprattutto all’Italia: in tre anni le consegne nazionali sono balzate verso l’alto del 50% (da 10,5 a 14,9 miliardi) mentre il consumo è passato da 17,3 a 24 miliardi. Numeri analoghi si registrano nel comparto delle macchine utensili, forse il settore più coinvolto in prima battuta dal piano di incentivazione Industria 4.0. Anche in questo caso la produzione ha battuto nuovi record (quasi due miliardi in più tra 2014 e 2018), grazie a un consumo nazionale quasi raddoppiato da 2,7 a 5,1 miliardi.
Dati delle associazioni che sul piano macro sono ben visibili anche nei numeri Istat, in pochi anni in grado di proporre due narrazioni opposte: dalla gelata degli investimenti innescata dalla crisi e dal credit crunch al boom del biennio 2017-2018. Gli 87 miliardi di investimenti in macchinari e attrezzature del 2014 sono così saliti nel 2017 a quota 107 miliardi (valori concatenati), nel confronto tra il primo semestre di quest’anno e l’analogo periodo 2014 il progresso è del 33%. Migliaia di subfornitori e componentisti si sono avvantaggiati di questo trend, ricevendo una pioggia di commesse che ha fatto lievitare fatturati e organico. Non a caso, nel rapporto-analisi sui settori produttivi di Intesa Sanpaolo e Prometeia, la meccanica spicca come l’area più performante in termini di crescita dei ricavi: è il terzo miglior comparto nel 2018.
La necessità di integrare i beni acquistati, passando dal semplice acquisto di hardware alla digitalizzazione vera e propria dei processi, ha inoltre generato una massa crescente di ordini per integratori di sistemi, società di software e di automazione industriale, aprendo una stagione di crescita: rispetto al 2014 la produzione registrata da Anie nel 2017 è lievitata di oltre due miliardi. Dopo anni di crescita oltre la media per l’intera area meccanica, in particolare nei macchinari, si apre ora una nuova fase, non priva di incognite. L’addio al superammortamento e la revisione al ribasso delle aliquote dell’iperammortamento, come previsto dalla manovra del Governo, vanno a depotenziare l’apparato di incentivazione per gli investimenti nel momento meno opportuno, proprio quando domanda globale e mercato interno mostrano evidenti segni di debolezza.
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