Economia

Dossier Per Florenradica il «saper fare» è trendy con la stampa 3D

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    Dossier | N. 53 articoliEcco le 350 magnifiche Pmi della classifica italiana

    Per Florenradica il «saper fare» è trendy con la stampa 3D

    I fratelli Mauro e Claudio Baratti
    I fratelli Mauro e Claudio Baratti

    Una borsetta in legno intarsiata in resina, con strass, foglia in oro, disegni e rilievi dalle forme inconsuete come quelle di una nave, di una radio o di un eroe dei fumetti. O un tacco da scarpa resistente ma leggero, perché vuoto all’interno, su cui è dipinta a mano una frase. O un anello in legno, un manico da borsa in simil-bambù, una piastrina da incollare sulla cintura, un gioiello-bijoux in resina, un decoro per un portafoglio. Chi può realizzare questi “pezzi” che rendono originali e uniche le creazioni moda dei grandi stilisti a colpi di made in Italy?

    Lo fa una piccola azienda di Montespertoli (Firenze) che ha risposto a un bisogno del mercato mettendo insieme la tecnologia innovativa delle stampanti 3D col sapere artigianale. Si chiama Florenradica, dal vecchio nome della ditta per la lavorazione del legno appartenuta al nonno e bisnonno dei titolari, i fratelli Mauro e Claudio Baratti che l’hanno fondata nel 2014. Da allora è stata una crescita senza freni – dai 425mila euro di fatturato del primo anno a 1,6 milioni del 2017, dunque quadruplicato in un triennio - grazie soprattutto all’intuizione iniziale. L’azienda è presente nella classifica «Leader della crescita» stilata da Il Sole-24Ore e Statista.

    «I grandi marchi della moda avevano una lacuna produttiva – spiega Mauro Baratti – in grado di essere colmata con le stampanti 3D che permettono di fare forme particolari, non realizzabili con gli stampi per colata». Forme che poi devono essere rifinite a mano, e dunque richiedono il lavoro artigianale degli scartatori, dei verniciatori, dei pittori, degli applicatori della foglia in oro. Florenradica fa tutte queste piccole lavorazioni, usando materiali naturali come legno e osso, o sintetici come le resine metacrilate, e contando su un apparato tecnologico non comune: oggi possiede 65 stampanti 3D - di cui 50 a marchio Ultimaker alimentate con filo prodotto dall’amido di mais che dà un materiale plastico non derivante dal petrolio e dunque particolarmente apprezzato dalle maison della moda più attente all’ambiente - e 15 stampanti 3D a resina liquida polimerizzata che si solidifica con i raggi laser. In Europa Florenradica è la seconda azienda per numero di stampanti Ultimaker utilizzate, e lavora, direttamente o indirettamente, con quasi tutti i grandi marchi della moda.

    «Oggi siamo in grado di risolvere i problemi difficili che i grandi marchi incontrano quando inventano le loro creazioni – spiegano i titolari – ma è anche vero che le loro richieste ci hanno fatto evolvere e crescere». Tanto che Florenradica si prepara ad assumere una decina di collaboratori (oggi gli addetti sono 32). «Le figure di cui abbiamo bisogno non si trovano sul mercato e dobbiamo formarle internamente – spiegano i titolari – perché anche chi ha competenze specifiche deve imparare a realizzare produzioni così particolari». Produzioni che rendono difficile perfino inquadrare l’azienda in un settore specifico: «La nostra forza è avere all’interno tante lavorazioni diverse». A volte si tratta di un prototipo, altre volte della produzione in serie. Ma, come spesso avviene nella filiera moda, il fornitore o il subfornitore non si limita a eseguire ma consiglia, ispira, suggerisce lavorazioni e soluzioni. Il made in Italy è esattamente questo.

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