Il cognome è uno di quelli che hanno fatto la storia dell’industria alimentare italiana. Tancredi e Alberto Alemagna sono i pronipoti di quel Gino Alemagna che negli anni ’20, partendo da un forno di Via Sarpi, a Milano, “inventò” il panettone; e nipoti di quell’Alberto Alemagna che fece diventare quell'invenzione un’industria. L’azienda di famiglia fu poi ceduta all’nizio degli ’80, e negli anni duemila i panettoni Alemagna passarono a Bauli. L’ultima generazione ha riscoperto la passione di famiglia per il food di qualità. E fondato una nuova azienda nel 2008, T’a Milano pasticceria, cioccolateria ma anche catering, location per eventi e ristorante, a Milano. Per Tancredi Alemagna questa è stata la prima carta del mazzo giocata per la crescita anche negli anni di crisi: la discontinuità nel nome. Una sfida vinta, a giudicare dalla presenza nella lista Leader della crescita 2019 , promossa da Il Sole-24 Ore - Statista.
La prima carta vincente è il brand che richiama la tradizione di famiglia ma anche il territorio milanese, perché avete deciso
di puntare su T'a Milano?
Deriva dalle iniziali mie e di mio fratello. È un nome facile, pronunciabile in tutte le lingue, nella nostra è l’ncipit di
T’amo, t’abbraccio, t’adoro. E non potevamo più usare il nostro cognome Alemagna. La parola Milano ci identifica come prodotto
Made in Italy e local, la città è nota per il design e la finanza ma anche per il food grazie ad Expo. A Milano nel 1911 è
stata aperta la prima attività da mio bisnonno. E nel milanese produciamo tutto, il nostro stabilimento produttivo è un ex
cotonificio a Cerro Maggiore, in provincia di Milano.
Perché la scommessa di occuparsi di catering oltre che di cioccolato?
Anche Alemagna offriva un servizio di ristorazione già negli anni ’30. Continuiamo nel solco della tradizione nel settore
commerciale Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café o Catering) e con il marchio T’a Milano organizziamo oltre 300 eventi all’anno.
Abbiamo diversificato la produzione anche per destagionalizzare.
Il Made in Italy è una carta sempre vincente per la crescita dell'export?
Abbiamo iniziato ad esportare nel 2014, è una carta che ci stiamo ancora giocando. Siamo partiti da fiere internazionali e
oggi abbiamo una buona presenza in Europa, con il 30% di export, triplicato in tre anni, e vorremmo arrivare almeno a un 60%
con obbiettivo di selezionare i top players e le migliori catene dove c’è il futuro. Il nostro fatturato è passato da 1,76
milioni del 2014 ai 5,2 del 2017. E nei prossimi anni puntiamo a un export sempre a due cifre. Sul fronte Made in Italy partecipiamo
anche a premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, pensi che abbiamo ricevuto il nostro primo riconoscimento, l’Oscar
dell’Imballaggio, nel 2008, esattamente cinquanta anni dopo che il nonno aveva vinto lo stesso premio per la mitica cappelliera
da panettone. Negli ultimi anni poi siamo stati premiati con gli International Chocolate Awards, considerati gli Oscar Mondiali
del cioccolato.
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