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Libia, dietro alle difficoltà della Conferenza di Palermo…

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L’INIZIATIVA ITALIANA

Libia, dietro alle difficoltà della Conferenza di Palermo l’assenza a Tripoli dell’ambasciatore Perrone

La sfida non era di quelle facili. Far sedere allo stesso tavolo i giocatori libici, coinvolti nella partita di stabilizzazione del paese del Nord Africa. Il tira e molla del maresciallo Haftar, uomo forte della Cirenaica a capo del sedicente Esercito nazionale libico, andato avanti fino a poche ore prima dell’apertura della Conferenza di Palermo, lo dimostra. Come lo dimostra la scelta dello stesso Haftar di non partecipare alla plenaria e di ripartire subito, destinazione Bengasi. Una decisione che nasce dall’esigenza di evitare qualsiasi incontro gli esponenti del Governo libico di accordo nazionale vicini alla Fratellanza musulmana.

Moavero: non è una situazione positiva
Ma la presenza sul campo di Giuseppe Perrone, l’ambasciatore d’Italia in Libia portato a Roma per questioni di sicurezza, avrebbe sicuramente aiutato. Lo ha riconosciuto anche il ministro degli Affari esteri Moavero Milanesi, in un intervento in parlamento ai primi di ottobre. «Non è una situazione positiva in un momento in cui avremmo la necessità di essere pienamente operativi», ha confidato. Anche se, ha tenuto a precisare, la sede diplomatica italiana a Tripoli «resta operativa e lo è rimasta sempre».

L’intervista e le proteste del parlamento di Tobruk
A inizio agosto, in un’intervista in arabo alla tv Libya’s Channel, Perrone sottolinea l’importanza di «preparare bene le elezioni», con una base «costituzionale chiara» e «condizioni di sicurezza adeguate». Sostanzialmente, non entro la fine dell’anno, come voleva invece Parigi e le forze vicine al maresciallo Haftar. Affermazioni che scatenano un polverone in Libia, con diverse manifestazioni con bandiere tricolori date alle fiamme e altre dimostrazioni anti-italiane nell’Est. La Commissione affari esteri della Camera libica di Tobruk definisce l’ambasciatore «persona non grata» e il ministero degli Esteri del «governo provvisorio» (e non riconosciuto dall’Onu) lo accusa di interferire negli affari libici. Da metà agosto Perrone rientra in congedo in Italia.

Libia, l'ambasciatore Perrone resta a Roma

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