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Telecom, progetti segreti e pressioni della politica: 20 anni di guerre…

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la defenestrazione di genish

Telecom, progetti segreti e pressioni della politica: 20 anni di guerre sulla rete

Oltre vent’anni di progetti, piani, pressioni della politica. Con tanti scenari poi dissoltisi come bolle di sapone. La cronistoria della rete italiana di telecomunicazioni, di proprietà di Telecom Italia, è un filo lunghissimo con un forte effetto di déjà vu, specie dopo l’ennesima guerra interna tra soci e il licenziamento dell’ad Genish. Resta, a distanza di tanti anni, l’impressione di un’occasione persa: troppo spesso le mire di controllo della politica - da parte di governi di ogni colore - hanno prevalso su logiche industriali. Oggi i risultati dicono che il paese è nettamente in ritardo rispetto ai target dell’Agenda digitale europea.

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giugno 1995 - Telecom Italia lancia il Progetto Socrate per la fibra ottica L’ex monopolista, ancora in mani pubbliche, dà il via al progetto “Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso Telecom” che punta a cablare 20 milioni di abitazioni. Due anni dopo Telecom, ormai privatizzata, abbandona il progetto puntando sulla tecnologia Adsl. Oggi la tecnologia ha dimostrato l’inaffidabilità dell’Adsl quando si passa a prestazioni elevate, come quelle richieste dall’Agenda Ue.

settembre 2006 - Il piano Rovati per lo scorporo Sul tavolo dell’allora presidente Telecom, Marco Tronchetti Provera, giunge una proposta di scorporo della rete con il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Il piano arriva in busta chiusa con un biglietto firmato da Angelo Rovati, consigliere particolare dell'allora premier Romano Prodi che risulterà all’oscuro dell’iniziativa. A lavorare al progetto è soprattutto Franco Bernabè. L’alone delle pressioni politiche solleva però uno scandalo che porta alle dimissioni di Rovati. Si dimetterà anche Tronchetti Provera, avviando di fatto la fine della stagione “pirelliana” di Telecom.

aprile 2007 - Spunta un emendamento per frenare la scalata messicana Il governo Prodi, con l’allora ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, prepara in tutta fretta un emendamento per arginare le mire dell’americana At&t e della messicana America Movil di Carlos Slim sul campione nazionale delle tlc. La norma, che non fu però approvata per la fine anticipata della legislatura, avrebbe integrato l’articolo 45 del Codice delle Comunicazioni ampliando i poteri dell’Agcom in vista di una possibile separazione funzionale della rete.

febbraio/marzo 2009 - Arriva il dossier Caio per il governo Berlusconi In ambienti Forza Italia si lavora a un piano «Telecom Larga Banda», in cui l’ex monopolista avrebbe avuto la maggioranza della rete mentre il 40% sarebbe stato ceduto a nuovi azionisti a partire dalla Cassa depositi e prestiti e il fondo F2i. Il mese dopo Francesco Caio, il superconsulente incaricato dal Governo di studiare lo sviluppo della banda larga, completa il suo rapporto. La prima delle opzioni tecniche attribuiva all’attuale rete di accesso di Telecom un valore di 15 miliardi di euro: la Cdp avrebbe acquistato il 51% e i flussi di cassa generati dalla rete in rame sarebbero serviti a finanziare l’investimento per il nuovo e più avanzato network in fibra ottica.

giugno 2009 - Il piano Romani al di sotto delle attese A valle del lavoro di Caio, l’allora sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani elabora un piano per lo sviluppo della banda larga. Ma il progetto si limita al contrasto al digital divide di base nelle aree a fallimento di mercato e non tocca il tema di una rete di nuova generazione in fibra ottica. Di fatto l’ “opzione 1” di Caio, con lo scorporo, non trova sponde adeguate in Telecom e resta ancora una volta nel cassetto.

ottobre 2013 La barriera anti-Telefonica del governo Letta All’indomani dell’ascesa degli spagnoli di Telefonica in Telco, il governo Letta elabora il regolamento che include anche gli attivi delle telecomunicazioni, e quindi la rete, tra quelli per i quali lo Stato può applicare i poteri speciali (il cosiddetto “golden power”). Un mese dopo, l’allora viceministro delle Comunicazioni Antonio Catricalà alza i toni: «Lo scorporo della rete è ancora un’idea necessaria per il paese, Telecom deve metterselo in testa. Serve uno scorporo societario, con una buona quota in capo a Cassa depositi e prestiti». Anche in questo caso, però, non ci saranno seguiti.

gennaio 2014 - Torna in pista Caio: mister Agenda digitale Francesco Caio è richiamato a Palazzo Chigi, stavolta dal governo Letta e con il ruolo di mister “Agenda digitale”. Caio si concentra sullo stato di obsolescenza della rete in rame e sulla necessità di dare una svolta agli investimenti sulla fibra ottica per recuperare il ritardo accumulato rispetto agli obiettivi dell’Agenda digitale europea. Resta sullo sfondo, in modo meno netto, stavolta, il possibile scorporo.

febbraio 2015 - Il piano «Ring» per una rete pubblica in fibra Il governo Renzi è in carica da circa un anno. Spunta una bozza di decreto dal titolo «Attivazione graduale definitiva delle reti di nuova generazione in fibra ottica» firmata da Raffaele Tiscar, vice-segretario generale alla Presidenza del consiglio, in cui si ipotizza la “rottamazione” del doppino entro il 2030. Di fatto si impone agli operatori di sostituire il rame con la tecnologia Ftth/b, quella che porta la fibra direttamente a casa. Si prefigura la Rete Italiana di Nuova Generazione (“Ring”) a controllo pubblico che, in concorrenza con gli altri operatori, andrebbe a realizzare la propria rete con tecnologia Ftth/b.

aprile 2016 - Renzi lancia la nuova società “Open Fiber” Il piano Ring trova numerose critiche. Il progetto prende quindi una nuova direzione e nasce un “competitor” di Telecom Italia nella posa della fibra ottica. Si tratta di Open Fiber, società controllata pariteticamente da Enel e Cassa depositi e prestiti. Renzi lancia il progetto in una conferenza stampa insieme ad Enel, parlando di interventi in 224 città.

luglio 2017 - L’ascesa di Vivendi: Calenda lancia il «golden power» Governo Gentiloni: la presidenza del Consiglio, su input dell’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, apre un’istruttoria per valutare se nella vicenda Tim-Vivendi esistono i presupposti per l'esercizio del «golden power», i poteri speciali riservati al governo nei settori considerati strategici, e previsti da un decreto del 2012. L’iniziativa del governo arriva dopo il comunicato diffuso da Tim al termine del cda del 28 luglio scorso, in cui si prendeva atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento dell'azienda da parte della francese Vivendi.

marzo 2018 - Ok alla separazione societaria della rete di accesso Dopo mesi di scintille tra governo ed azienda (con applicazione nel frattempo del golden power), di incontri pubblici e trattative sotterranee, Tim - con l’a.d. Amos Genish - comunica la notifica all’Authority per le comunicazioni di un progetto volontario di separazione legale della rete d’accesso. L’istruttoria Agcom è in corso e si preannuncia ancora molto lunga. Per il governo è un risultato parziale: l’obiettivo iniziale di Calenda era arrivare alla società unica della rete, attraverso l’integrazione con Open Fiber. Ma la fine della legislatura rimette tutto nelle mani della nuova maggioranza M5S-Lega, che sul punto sembra avere idee analoghe.

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