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domanda deludente

Flop BTp Italia: nel secondo giorno richieste ferme a 241 milioni, come nel 2012

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Ancora una giornata deludente per la quattordicesima emissione del BTp Italia. Le richieste arrivate dagli investitori retail nel secondo giorno di offerta si sono fermate a 241,3 milioni, facendo ancora peggio di ieri (481 milioni di euro) e avvicinando il minimo storico fatto segnare a giugno 2012. In totale, nei primi due giorni, le richieste sono arrivate a 722 milioni.

Un livello, quello raggiunto dall’asta dei Btp Italia che risulta paragonabile a quello registrato nel 2012, l’anno nero della crisi economico-finanziaria: il primo giorno le richieste si fermarono ad appena 218 milioni di euro ma nel secondo giorno ci fu una ripresa a 371 milioni.
Nelle emissioni degli ultimi anni il cumulato dei primi due giorni aveva sempre fatto segnare richieste tra i due e i tre miliardi di euro.

Contesto di mercato non favorevole in quanto “avverso al rischio” (risk-off) e timori per le tensioni che si stanno accumulando sui titoli di Stato italiani dopo il varo della Manovra. È in questo mix di fattori, dicono gli operatori interpellati da Radiocor, che vanno ricercate le ragione del flop che sta accusando, almeno in queste due prime giornate di collocamento, il nuovo BTp Italia emesso dal Tesoro. Il risultato, dicono, è deludente anche perché la struttura del titolo sembrava venire incontro proprio alle esigenze del retail, con una scadenza ridotta a 4 anni e un tasso minimo garantito decisamente più elevato rispetto alle ultime emissioni (mai così alto dalla sesta emissione dell’aprile 2014). Il risultato invece ha deluso le attese con la raccolta totale che, nei primi due giorni, si è fermata a 722 milioni di euro.

La struttura del titolo aveva spinto alcuni operatori a ipotizzare per questa emissione una componente domestica più alta del solito e, tra gli investitori domestici, una componente al dettaglio più elevata del solito, anche considerando che il titolo, tra tasso minimo garantito e inflazione attesa, può arrivare a fornire uno dei rendimenti reali più elevati nella sequenza dei BTp Italia emessi finora. Unicredit si attendeva una dimensione finale dell’operazione in area 5-8 miliardi di euro, ammettendo che l’operazione potrà avere «un importante effetto di segnalazione per i mercati» mentre il suo peso sugli esiti del finanziamento annuale del Tesoro saranno limitati, essendo il programma «già abbastanza avanzato».
L’operazione, segnalava UniCredit in una preview dell’emissione, «costituirà un importante test per l’appetito domestico interno al debito sovrano italiano ai rendimenti attuali». Una domanda scarsa, avvertiva UniCredit, potrebbe essere «presa come un segno che gli investitori al dettaglio non forniranno un grande sostegno ai BTp l’anno prossimo e ciò potrebbe esercitare ulteriori pressioni sui BTp». Al contrario una domanda al di sopra delle attese potrebbe avere un effetto benefico sui titoli di Stato italiane e sui BTp in particolare.

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