Dimmi dove abiti e ti dirò quanto vivrai. L’aria che respiriamo riduce l’aspettativa di vita nel pianeta di 1,8 anni, ma dietro questa media si nascondono divari geografici enormi. L’inquinamento atmosferico in India, Cina e Sud-Est asiatico sottrae diversi anni di vita, al contrario di quanto avviene nell’emisfero occidentale. In Europa la situazione è complessivamente buona, con due grandi eccezioni: la Pianura Padana e l’Europa centro-orientale, Polonia in testa. Sono le conclusioni di uno studio dell’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago, che per la prima volta ha associato il livello di inquinamento al numero di anni di vita potenzialmente «sacrificati» creando l’Air Quality Life Index (Aqli).
Secondo i ricercatori americani l’inquinamento atmosferico è la più grande minaccia alla salute umana su scala planetaria, superiore a tabacco (1,6 anni persi), alcool e droghe (11 mesi), acque inquinate (7 mesi) e incidenti stradali (4,5 mesi).
Micro-polveri sul banco degli imputati
Gli studiosi si sono concentrati su una specifica tipologia di inquinante, le polveri ultra-sottili, o Pm 2,5, analizzate
in maniera sistematica da una ventina d’anni e considerate particolarmente nocive per la salute a causa della loro microscopica
dimensione che le fa penetrare fino alle basse vie respiratorie. Queste polveri sono emesse principalmente da veicoli, fabbriche
e impianti di riscaldamento, cioè sono prodotte dall’uomo attraverso i combustibili fossili. Il calcolo è basato sullo scostamento
dei livelli di polveri sottili rispetto a 10 microgrammi per metro cubo, il valore limite indicato dall’Organizzazione mondiale
della sanità (Oms). Un valore prudente rispetto agli standard europei che collocano la soglia di sicurezza a 25 microgrammi
per metro cubo.
India peggio della Cina
Secondo i risultati dello studio, il 75% della popolazione mondiale, pari a 5,5 miliardi di persone, vive in aree con livelli
di particolato superiori a quelli suggeriti dall’Oms. India e Cina da sole concentrano il 73% degli anni di vita persi a causa
dell’inquinamento da Pm 2,5. Se l’India rispettasse i limiti Oms i suoi abitanti avrebbero una aspettativa di vita più alta
di 4,3 anni, addirittura di 8,6 anni nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh.
Italia spaccata
L’Italia è spaccata in due. Il centro-sud e le isole hanno livelli uguali se non inferiori a quelli raccomandati dall’Oms.
La Pianura Padana invece è tutta ben oltre la soglia di sicurezza, con punte superiori ai 20-25 microgrammi in quasi tutte
le province di Emilia, Veneto e Lombardia. Prendiamo Milano, dove nel 2016 le polveri ultrafini sono state pari a 26,7 microgrammi
per metro cubo, equivalenti a 1,6 anni di vita «persi». Male, anche se venti o trent’anni fa era molto peggio e gli ultimi
dati Arpa di quest’anno mostrano un ulteriore miglioramento.
Il circolo vizioso tra clima continentale, scarsa ventilazione e alta densità abitativa e industriale portano la Pianura Padana a contendere alla Polonia meridionale il non invidiabile primato della regione europea con la più alta concentrazione di polveri sottili, ben al di sopra di aree pur densamente popolate come le conurbazioni di Londra e Parigi. Grazie al centro-sud la media italiana si ferma comunque a 13,7 microgrammi, pari ad «appena» sei mesi di vita persi.
Gli altri fattori
Parliamo ovviamente di stime teoriche, basate sull’ipotesi di un cittadino che risiede in una determinata zona per 365 giorni
all’anno. Stime che riguardano solo la qualità dell’aria e dunque non tengono conto di altri fattori determinanti per l’aspettativa
di vita come il reddito (il più importante), la dieta e la qualità delle cure sanitarie. Non a caso una regione come la Lombardia si colloca ai primi posti in Europa per aspettativa di vita grazie al reddito elevato e al sistema
sanitario, fattori positivi per la longevità che prevalgono su quelli negativi legati allo smog.
«Il nostro indice - spiega Vicki Ekstrom, direttore della comunicazione dell’Energy Policy Institute - misura esclusivamente
l'impatto dell'inquinamento da particolato sull'aspettativa di vita. Non tiene conto degli altri fattori, che potrebbero facilmente
controbilanciare l'impatto dell'inquinamento. Così, per esempio, se la qualità della salute ha allungato la speranza di vita
di 3 anni e l'inquinamento solo di 1,5 anni, c'è ancora un guadagno netto di 1,5 anni di speranza di vita. Una cosa buona
dell'AQLI è che si trova su una scala iper-locale. Quindi, mentre è difficile confrontare l'aspettativa di vita totale in
Italia con quella in India a causa di tutti gli altri fattori che entrano in gioco, paragonare l'aspettativa di vita tra regioni
o province italiane è fattibile».
Il caso della Cina
Come sono arrivati i ricercatori di Chicago a individuare un rapporto preciso tra inquinamento e aspettativa di vita? Sono partiti da un caso molto specifico in Cina, nell’area del fiume Huai. Le zone a nord del fiume, dove fa più freddo,
hanno tradizionalmente registrato livelli di inquinamento più elevati a causa di una politica governativa che ha dato carbone
gratis ai residenti per riscaldare le case. Risultato: chi abita a nord del fiume vive in media 3 anni in meno dei vicini
a sud. Si è formata così una linea di demarcazione unica dove i ricercatori sono stati in grado di studiare l'impatto di alti
livelli di inquinamento per un lungo periodo di tempo e di isolare tale impatto da altri fattori che influenzano l'aspettativa
di vita.
«La situazione presente non è un destino ineluttabile - osserva Michael Greenstone, direttore dell’Energy Policy Institute
- Quando ti guardi intorno, ti rendi conto di come le politiche possono davvero cambiare la qualità dell’aria e allungare
la vita delle persone». Prendiamo la Cina: dal 2014, in seguito alla crescente insofferenza della popolazione per la pessima
qualità dell’aria, il governo ha lanciato una massiccia azione di lotta all’inquinamento, con la chiusura di miniere, la riduzione
delle centrali elettriche a carbone, le restrizioni al traffico nelle città. I risultati sono notevoli: in quattro anni il
livello di polveri ultrasottili nelle grandi aree urbane è sceso del 32%, a Pechino è addirittura calato del 20% solo lo scorso
anno. Tutto bene? Assolutamente no. Nei giorni scorsi le polveri sottili nella capitale cinese hanno toccato i 376 microgrammi
per metro cubo, un livello pericoloso per la salute. Segno che la battaglia contro l’inquinamento, in Cina e non solo, non
è ancora stata vinta.
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