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Panucci: «Il reddito di cittadinanza sia un ponte verso le…

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il direttore generale di confindustria

Panucci: «Il reddito di cittadinanza sia un ponte verso le imprese»

C’è bisogno di «un grande piano di inclusione dei giovani» che aiuti il mondo delle imprese ad affrontare, al meglio, la rivoluzione tecnologica in atto indotta da Industria 4.0. Anche, e soprattutto per questa ragione, il reddito di cittadinanza su cui punta il governo Conte come nuova misura di politica attiva e di contrasto alla povertà, con un finanziamento complessivo fino a nove miliardi di euro l’anno, «deve rappresentare un ponte verso le aziende».

In quest’ottica, la proposta lanciata dal sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri mercoledì sul Sole 24 Ore, vale a dire , spostare il baricentro dello strumento dai centri per l’impiego verso il mondo produttivo, «va nella direzione auspicata da Confindustria - sottolinea il direttore generale, Marcella Panucci - e può portare a un incremento complessivo della competitività delle imprese a vantaggio dell’intero Paese».

Direttore generale, la novità di mercoledì è che la Lega, con il sottosegretario Siri, prova a coinvolgere direttamente le aziende nel decollo del reddito di cittadinanza. In fondo, sono gli imprenditori più che i soggetti pubblici a creare opportunità e posti di lavoro...

Esattamente. La proposta del sottosegretario Siri, che coglie questo aspetto, va nella direzione che auspica Confindustria: usare il reddito di cittadinanza non come strumento di pura assistenza, ma come ponte verso il mondo delle imprese.

Quali potrebbero essere i benefici di questo “aggiustamento in corsa”?

Riconoscere alle aziende un bonus equivalente al sussidio per la formazione e la riqualificazione dei disoccupati consente di raggiungere almeno tre obiettivi condivisibili. Il primo è creare figure professionali in linea con le richieste del mercato del lavoro. Il secondo è abbassare il costo del lavoro nella fase d’ingresso nell’impresa, favorendo la successiva possibile assunzione. Il terzo è evitare che si faccia strada una pedagogia negativa per la quale si premia chi non lavora.

In effetti, un reddito di cittadinanza di 780 euro, per un singolo, slegato da formazione e attivazione rischia di rappresentare un disincentivo nella fase di assunzione, visto che le retribuzioni medie di un neolaureato o neodiplomato oscillano intorno ai mille euro...

Proprio così. Non ci sarebbe alcuna proporzione tra l’ammontare del reddito di cittadinanza e quanto va in tasca a un giovane al primo impiego il cui stipendio è la metà del costo aziendale per effetto dell’abnorme incidenza del cuneo fiscale. Ancora di più non c’è proporzione se consideriamo che, secondo quanto immaginato in un primo momento, al percettore del reddito si sarebbe chiesto d’impegnarsi otto ore la settimana contro le quaranta di chi lavora in azienda.

Per non parlare, poi, del fatto che i centri per l’impiego, oggi, sono slegati dalle imprese...

Le statistiche in questo caso sono impietose. Soltanto una percentuale bassissima, quasi impercettibile, delle assunzioni in azienda avviene per il tramite dei centri per l’impiego. La loro ristrutturazione e riqualificazione dovrebbe essere davvero radicale perché siano nella condizione di raggiungere gli obiettivi desiderati. Un processo lungo, costoso e faticoso che potrà riuscire solo se i centri per l’impiego saranno attenti alla domanda di lavoro che viene dalle imprese.

Il tutto a discapito dei giovani, il cui tasso di disoccupazione, a settembre, è in risalita al 31,6 per cento...

La proposta del sottosegretario Siri potrà dare vita a un’auspicabile stagione d’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro con il vantaggio, tra l’altro, di arricchire le imprese del prezioso apporto di forze fresche e nativi digitali per affrontare con risorse adeguate la trasformazione tecnologica in atto. Insomma, se adeguatamente corretto e supportato da misure come quella lanciata dalla Lega, da provvedimento di pura spesa assistenziale il reddito di cittadinanza può diventare uno strumento per la lotta attiva alla povertà e l’incremento della competitività delle imprese a vantaggio dell’intero Paese.

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