Il decreto che dovrà introdurre, in Italia, il reddito di cittadinanza arriverà a ridosso di Natale in Cdm. Secondo il cronoprogramma del ministro Luigi Di Maio la misura dovrà essere operativa da marzo, con le domande da parte dei beneficiari. Le prime erogazioni dovrebbero partire dal mese di aprile. Giorno dopo giorno, e riunione politica dopo riunione politica, si sta mettendo a punto la misura di contrasto alla povertà e di riattivazione, cavallo di battaglia del M5S e oggetto di numerose “rimodulazioni” nel braccio di ferro con Lega e con Ue. Vediamo i punti più solidi, al momento, dello strumento.
Chi sono i beneficiari
Per poter chiedere il reddito di cittadinanza è necessario possedere una soglia Isee non superiore a 9.360 euro. Si terrà
conto, inoltre, sia del capitale immobiliare, oltre la prima casa, fino a un massimo di 30mila euro, sia del capitale mobiliare
entro i 10mila euro per famiglie con più figli. La «quota affitto», intorno a 300 euro, è da aggiungere (nel limite di 780
euro per un single) o da togliere (in caso il beneficiario sia proprietario di casa).
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L’importo dell’assegno
Per un single l’assegno è a integrazione fino a un massimo di 780 euro al mese. L’assegno cresce in base al numero di figli.
Al momento, i tecnici del ministero del Lavoro, ragionano partendo da una scala Ocse modificata e ricalibrando in modo da
ottenere 0,4 in più per ogni adulto e 0,2 per ogni minore.
Le risorse a disposizione
In legge di Bilancio sono state stanziate le risorse per far decollare il reddito di cittadinanza. In totale fino a 9 miliardi
l’anno. Circa un miliardo l’anno per due anni, andrà al potenziamento dei centri per l’impiego. Novecento milioni alla pensione
di cittadinanza che dovrebbe coinvolgere mezzo milione di persone (oggi sotto tale soglia).
La durata
Il governo ha sempre sostenuto che il reddito di cittadinanza duri 18 mesi, dopo di che ci sarà una verifica della sussistenza
dei requisiti per prorogare la misura di altri 18 mesi.
I paletti per la fruizione (e il mantenimento)
Il consigliere economico di Di Maio, il professor Pasquale Tridico, in una intervista su questo giornale, ha indicato sei
“paletti” per fruire e mantenere il reddito di cittadinanza. La condizionalità, vale a dire l’immediata disponibilità a lavorare
del beneficiario. Le otto ore di impieghi in servizi di pubblica utilità. La partecipazione obbligatoria a corsi di formazione.
La sottoscrizione del patto di servizio, dove è contenuto il bilancio delle competenze, presso i centri per l'impiego. Il
limite delle tre offerte congrue all’interno di distretti produttivi che non si potranno rifiutare (qui si potrebbe usare
la mappatura Istat dei sistemi locali del lavoro). Il “tagliando”, come detto, vale a dire la verifica sul mantenimento dei
requisiti, dopo 18 mesi di fruizione per averne altri 18.
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Gli incentivi per le imprese
Per le imprese è allo studio un doppio incentivo. In primis, si ragiona su un sgravio contributivo intorno alle tre mensilità
di reddito che, con l’assunzione del beneficiario del reddito di cittadinanza, si potrà trasferire all’azienda. In caso di
contrattualizzazione di soggetti più vulnerabili, per esempio le donne, il bonus al datore si potrebbe raddoppiare, fino a
sei mensilità. Sempre per chi assume il beneficiario di reddito di cittadinanza si starebbe studiando un secondo incentivo:
il datore potrà accedere a un bonus formazione fino a 100 ore, interamente gratuite; una sorta di banca della formazione che
utilizzerà per la risorsa assunta oppure per un altro dipendente. È anche allo studio un bonus da assegnare al tutor, nei
centri per l’impiego, che aiuta la persona a trovare una occupazione.
Il riordino dei Centri per l’impiego
Uno dei nodi principali del reddito di cittadinanza è il rilancio dei Centri per l’impiego, storicamente l’anello più debole
del nostro mercato del lavoro. Il progetto del governo Conte prevede, nel potenziarli, tre obiettivi: il raddoppio dei dipendenti,
dagli attuali 8/9mila a 16/18mila; l’inserimento di nuove figure professionali, come psicologi, assistenti sociali, operatori
del mercato del lavoro; l’adeguamento tecnologico.
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