Tanto tuonò che piovve. Alla fine, complice uno spread che fino alla settimana scorsa non accennava a scendere sotto i 300
punti base, i due bellicosi leader della maggioranza hanno dovuto scendere a patti con la realtà e decidere di cambiare d'abito alla manovra: troppo costoso andare allo scontro con l'Ue, urgente sventare sanzioni prima
delle elezioni europee di maggio.
Che il clima fosse cambiato era già chiaro sabato, quando il premier Giuseppe Conte si era presentato alla cena con Jean-Claude Juncker con la promessa che la legge di bilancio sarebbe stata rivista: meno spese assistenziali, più investimenti, tante riforme per onorare le raccomandazioni arrivate dall'Europa lo scorso luglio. Il calcolo di massima era già stato effettuato: soltanto ritardando l'avvio di quota 100 e reddito di cittadinanza si potrebbe recuperare circa lo 0,2% di deficit-Pil sul famoso (e contestato) tetto del 2,4% nel 2019. Almeno 3 miliardi, da dirottare agli investimenti, che potrebbero salire a 4 con qualche accorto ritocco alle regole d'ingaggio, specie per la riforma delle pensioni.
Definito lo schema di massima, e incassato uno spread sceso ieri a 290 soltanto per la buona volontà annunciata, ora bisogna riempirlo di sostanza. Ieri sera la nuova linea è stata sancita nel vertice politico. La nota congiunta diramata ieri sera conferma che «non è una questione di decimali» e lascia intravedere l'intesa raggiunta: la pezza d'appoggio per tagliare il deficit arriverà con le relazioni tecniche sulle proposte di riforma che hanno più rilevante impatto sociale (reddito e pensioni, appunto), «al fine di quantificare con precisione le spese effettive. Le somme recuperate - promette il Governo - saranno riallocate, privilegiando la spesa per investimenti, con particolare riferimento a quelle necessarie a mettere in sicurezza il territorio e a contrastare il dissesto idrogeologico».
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Eccolo, il piano, anticipato sul Sole 24 Ore di domenica: dirottare i risparmi agli investimenti e alle spese per mettere in sicurezza il territorio, invocando per queste ultime la flessibilità, ovvero lo scomputo dal deficit. Resta aperta la discussione sui veicoli da utilizzare: emendamenti alla legge di bilancio potrebbero aiutare a rendere più solide le stime per i singoli interventi, ma è nel decreto legge in cantiere su pensioni e reddito, che i leader vorrebbero approvato prima di Natale, che si definiranno i dettagli utili a quantificare realmente le minori spese e, per il cavallo di battaglia M5S, a caratterizzare il sussidio in senso meno assistenzialista e più pro-imprese. Sarà quello, nei prossimi giorni, il nuovo fronte. Insieme al confronto a distanza con Bruxelles, per capire già prima della prossima riunione dell'Ecofin il 3-4 dicembre se le modifiche annunciate basteranno ad ammorbidire la posizione degli altri Paesi. Oppure se serviranno interventi più incisivi.
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