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Conte: «Tria non si dimette». Salvini: no a nuove tasse…

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Il premier a boccia: ho le idee chiare

Conte: «Tria non si dimette». Salvini: no a nuove tasse sulle auto

Il premier Conte all’incontro con i “Sì Tav” a Palazzo Chigi  - ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/ FILIPPO ATTILI
Il premier Conte all’incontro con i “Sì Tav” a Palazzo Chigi - ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/ FILIPPO ATTILI

Nella proposta che il governo italiano dovrà sottoporre all’Unione europea per evitare la procedura di infrazione «cercheremo di adottare qualche accorgimento per rafforzare il piano degli investimenti». Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nessun rinvio di «quota 100» è alle viste, bollato stamani a Radio anch'io come «fantasie dei giornali» dal ministro dell'interno Matteo Salvini («entro oggi ci saranno le stime vere sul lavoro e se in manovra avremo messo più soldi potremo spostarli su altro») il quale ribadisce comunque la sua contrarietà «ad ogni ipotesi di nuove tasse sull'auto che è già uno dei beni più tassati». Né alcuno slittamento è previsto per il reddito di cittadinanza come precisa Palazzo Chigi a correzione di notizie di stampa.

Dopo il via libera in commissione Bilancio alla Camera la manovra è approdata in Aula. Secondo la tabella di marcia entro la settimana dovrebbe arrivare il sì di Montecitorio con la fiducia sul maxi-emendamento al quale sta lavorando l’esecutivo. Poi il testo si trasferisce al Senato, da lunedì, per un esame che presenterà finalmente i piatti fori della legge di Bilancio dal momento che sono attesi, a Palazzo Madama, gli interventi sulle pensioni e con buona probabilità la revisione dei saldi di bilancio. Il tutto con la spada che continua a pendere sull’Italia per la tenuta dei conti pubblici e il rischio recessione alle porte.

Conte: «Sono ottimista. Martedì da Juncker»
Nel frattempo il presidente del Consiglio martedì vedrà nuovamente il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. «A Juncker ho detto che stiamo facendo di conto - spiega il premier in un’intervista all’Adnkronos - dovremmo vederci la settimana prossima, martedì a Strasburgo. Non posso calcolare le percentuali di riuscita, sarebbe improprio. Ma se non fossi ottimista non mi sarei seduto nemmeno al tavolo, non sarei andato perché è chiaro che già erano stati compiuti i primi passi per avviare la procedura d’infrazione e tutto lasciava presagire il peggio. L’ottimismo è quello della determinazione, della passione di difendere le ragioni dell'Italia. Se fondato, lo vedremo alla fine. Io confido che sia fondato. Sicuramente martedì ci confronteremo con Juncker con la proposta in mano, ora vedremo se anticiparla. Stiamo lavorando sugli ultimi dettagli».

«Fitch si ricrederà»
A complicare il percorso del testo italiano c’è anche il giudizio dell’agenzia di rating Fitch, che ha abbassato le stime di crescita del Pil italiano. Ma secondo il premier Conte «perché non ha ancora visto la nostra proposta all'Europa» e Fitch alla fine «si ricrederà». Mercoledì 5 dicembre Fitch ha abbassato le stime di crescita dell’Italia sia per il 2018, dall’1,2% all’1%, che per il 2019, dall’1,2% all’1,1%, a causa dell’«incertezza politica domestica» e dei «timori per il commercio globale». «Ci sono maggiori chance di una spinta agli investimenti pubblici nel 2020 – sottolinea l’agenzia – ma anche in questo caso abbiamo rialzato le nostre previsioni sul Pil solo dello 0,1%, portandole all’1% (in precedenza erano allo 0,9%, ndr)».

A giudizio del premier «tutto il governo sta lavorando a realizzare le riforme. Per il resto ci possono essere delle battute, battute che non ci distraggono dal lavoro che stiamo facendo: noi andiamo avanti... anche nell'interesse delle imprese del Paese». Quanto alle parole che il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha riservato allo stesso Conte «con tutto il rispetto, sono io che conduco il negoziato. Ringrazio Boccia per i suggerimenti, ma credo di avere le idee chiare», taglia corto il presidente del Consiglio. «I passati governi hanno aiutato i grandi: le grandi multinazionali, le grandi aziende, le grandi banche. Ma in Italia 9 aziende su 10 hanno meno di 10 dipendenti. Queste dall'anno prossimo, se fatturano meno di 65mila euro, pagheranno solo il 15% dei tasse. Domenica prossima, invece di stare con i miei figli, aprirò comunque le porte del ministero ai rappresentanti di quelle categorie per ascoltare le loro proposte» annuncia Salvini, in merito alle critiche di Confindustria alla manovra.

Comunque un passo indietro del ministro dell'Economia Giovanni Tria non è in programma secon do Conte. «Assolutamente no, non credo assolutamente che voglia dimettersi, non ce n'è motivo». A chi chiede se il fatto di non aver menzionato il responsabile di via XX Settembre nella nota di fiducia siglata da Di Maio e Salvini domenica scorsa sia stato letto come uno sgarbo istituzionale «d'accordo anche con Tria - risponde Conte - il negoziato lo conduco io. Questo non significa che chi prepara e lavora ai conti, il ministro dell'Economia, sia stato esautorato. Io sono il presidente del Consiglio, ho la responsabilità di esprimere l'indirizzo politico ed economico del governo. Quindi è ovvio che con Juncker l'interlocutore sono io».

Per Conte «è chiaro che la manovra che stiamo facendo deve tener conto del trend strutturale, quindi le misure che adottiamo dovranno proiettarsi anche nel 2020 e nel 2021. Anche perché per tenere i conti in ordine è necessario guardare al dato strutturale». Quindi l'asticella del rapporto deficit/Pil scenderà anche nel 2020 e 2021? «Certo dobbiamo contenere il debito e anche il rapporto deficit/Pil 2020 e 2021».

Le ultime modifiche in commissione Bilancio
In attesa della valutazione politica finale allo stato non si prevedono paletti o rinvii nell’attuazione, il governo conferma dunque nei termini anticipati «quota 100» e con il vicepremier Luigi Di Maio assicura la messa in campo di pensione e reddito di cittadinanza entro i primi mesi dell'anno. «Riusciremo a finanziare le misure - ha detto il leader pentastellato - perché potrebbero servire meno soldi di quelli stanziati quando abbiamo scritto la manovra. Si può trattare con l'Europa, ma senza tradire le promesse agli italiani. Le platee delle misure non cambieranno».

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Per ora tra i pochi interventi “organici” licenziati dalla commissione Bilancio trova spazio solo un pacchetto per la famiglia insieme a una miriade di micronorme sparse. Cambia infatti il congedo per le neomamme, chi vuole ottenuto l’avallo del medico potrà rimanere al lavoro fino al nono mese, portandosi in dote l'intero periodo di astensione di cinque mesi a dopo il parto. Nessun obbligo, ma un'alternativa che modifica le regole attuali secondo le quali non si può lavorare durante i 30 giorni che precedono la nascita del bebè. Con una ulteriore correzione viene anche aumentato da mille a millecinquecento euro il bonus nido (proroga fino al 2021). Tra le ultime misure passate al vaglio dei deputati, oltre all'ampliamento del congedo per i papà - per il prossimo anno sale a cinque giorni - una rivisitazione della carta famiglia per i nuclei con più di 3 figli (fino a 26 anni e non più 18) che esclude le famiglie di immigrati dalla possibilità di usare gli sconti. Non è il solo intervento sul fronte migranti però. Dal 2019 infatti i fondi finora vincolati a garantire l'assistenza sanitaria agli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale potranno essere utilizzati dalle Regioni anche per altri scopi.

Ieri a tarda sera, all’inizio della seduta, il presidente della Camera Roberto Fico ha comunicato nell'Aula della Camera di aver espunto dal testo della manovra cinque commi, relativi alle donazioni e alle farmacie private.

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