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Manovra, ai tecnici del Senato non piace l’ecotassa

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Manovra, ai tecnici del Senato non piace l’ecotassa

Non solo sono andati in allarme industria e consumatori, l'ecotassa non avuto ha miglior sorte all’esame dei tecnici del Senato. Secondo quanto segnala il servizio bilancio di Palazzo Madama nel dossier sul testo della manovra approvato la scorsa settimana dalla Camera, i 300 milioni di euro provenienti dalla tassa sulle auto ad alte emissioni rischiano di non bastare per finanziare gli incentivi per l'acquisto di auto elettriche o a basso impatto ambientale. Per questo i tecnici arrivano anche ad evocare l'ipotesi di una clausola di salvaguardia. «Andrebbe valutata l'opportunità di individuare una clausola di salvaguardia da attivare nel caso in cui gli aventi diritto possano vantare un ammontare complessivo di crediti di imposta superiori al tetto di spesa», si legge nel documento.

Il servizio bilancio nota innanzitutto come nella relazione tecnica che accompagna la norma si considerano, per calcolare il gettito dell'ecotassa, acquisti di auto “inquinanti” invariati rispetto al 2017, escludendo quindi proprio gli effetti sperati della misura, sia nel disincentivare l'acquisto di auto più inquinanti sia nell'incentivare l'acquisto di auto a più basse emissioni, escluse dalla tassazione. Allo stesso tempo però, sul fronte della spesa per incentivi, si ipotizza un incremento del 70% degli acquisti di auto ecologiche che hanno diritto all'agevolazione «peraltro non supportato da alcuna ipotesi circa la sua stima». Secondo i tecnici del Senato «il limite di spesa di 300 milioni di euro potrebbe essere insufficiente a riconoscere il beneficio» visto che le stime di vendita di auto ecologiche contenute nella relazione tecnica comportano «un ammontare di contributo complessivo pari a circa 371,48 milioni di euro per il triennio, ben al di sopra degli indicati 300 milioni di euro posti come limite di spesa». I tecnici ritengono inoltre necessario che sia previsto «un meccanismo di monitoraggio delle domande di contributo al fine di verificare la capienza del tiraggio con il plafond delle risorse disponibili, con conseguente blocco delle erogazioni una volta esaurito lo stesso”. L'assenza «potrebbe presentare dei profili di problematicità» perché «non consente di rendere prontamente edotti i venditori dell'esaurimento dei fondi».

GUARDA IL VIDEO - Manovra: gli incentivi per l'auto elettrica. E chi inquina pagherà più tasse

Anche per quanto riguarda la nuova tornata di incentivi alla formazione 4.0 non mancano i punti oggetto di rilievi. Per quell’ambito utile «al fine di evitare incertezze applicative, indicare i criteri mediante i quali le imprese si individuano come di piccole o medie dimensioni atteso che a seconda della grandezza per esse e' previsto, nella nuova disposizione, il riconoscimento di una diversa percentuale di beneficio (50% se di piccole dimensioni, 40% se di medie dimensioni)». Gli esperti evidenziano, inoltre, «in merito all'aspetto finanziario che la disposizione reca, rispetto alla vigente normativa, prescrizioni in grado di produrre effetti di gettito di segno contrapposto: in particolare se da un lato si ha un incremento della percentuale del credito attribuito alle piccole imprese (dal 40% si passa al 50%), dall'altro si ha una diminuzione della medesima percentuale per le grandi imprese (dal 40% si passa al 30%) nonché un abbassamento del limite massimo annuale riconosciuto per ogni singolo beneficiario (passa da 300.000 euro a 200.000 euro annui)».

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