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Decreto semplificazioni, salta del tutto la riforma del codice appalti

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consiglio dei ministri

Decreto semplificazioni, salta del tutto la riforma del codice appalti

Salta del tutto la norma di riforma del codice appalti dal decreto legge semplificazioni. Questi gli sviluppi delle ultimissime ore prima del Consiglio dei ministri che stamattina dovrebbe approvare il provvedimento. C’è stata altissima tensione ieri nel governo, in particolare sulla norma taglia-gare che, in nome della semplificazione, avrebbe pesantemente abbattuto anche il livello di trasparenza del settore. Si tratta, in sostanza, dell’innalzamento da un milione di euro a 2,5 milioni di euro della soglia fino alla quale è consentito affidare un contratto di esecuzione di lavori senza svolgere una gara ordinaria ma con una procedura negoziata (vale a dire una trattativa privata) con una consultazione informale con almeno 15 operatori economici. La differenza sostanziale rispetto a una gara formale è che l’amministrazione sceglie discrezionalmente e sopratutto svolge direttamente il confronto con le imprese. Ma soprattutto l’impatto sulla trasparenza sarebbe dato dalla cancellazione di un numero enorme di gare (e quindi di informazioni al mercato) considerando che circa il 95% delle gare attuali hanno un importo a base d’asta inferiore a 2,5 milioni.

L’iniziativa di Di Maio, le perplessità di Mattarella e Cantone
La norma è saltata per iniziativa del vicepremier Luigi Di Maio che aveva dato rassicurazioni all’Ance, fortemente ostile alla misura, in occasione dell’incontro di ieri con le associazioni delle imprese. Ma hanno certamente pesato anche la ferma opposizione del presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, e le perplessità del Quirinale. Ancora ieri sera, però, era la Lega a insistere per inserire la norma nel decreto, spinta soprattutto dall’associazione nazionale dei comuni, da sempre favorevole a smantellare il codice appalti.

Salta l’intero articolo sugli appalti
Ma a saltare sarà l’intero articolo sugli appalti. Rinviata anche la norma che avrebbe consentito alle amministrazioni pubbliche di utilizzare sempre il criterio del massimo ribasso del prezzo nelle gare sottosoglia Ue (cioè di importo inferiore a 5.548 milioni di euro). A detrimento delle gare aggiudicate con criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa che dà spazio a parametri diversi dal prezzo come la qualità progettuale o i tempi di realizzazione.
Ma l’effetto più rilevante della cancellazione dell’articolo dal decreto legge, se non ci sono ripensamenti in Cdm, sarà di non avere una norma ponte che avrebbe consentito di inserire in Parlamento altri pezzi della riforma del codice appalti. Potrebbe quindi essere rinviata a data da destinarsi l’intera riforma del codice. È vero che il Cdm approverà un disegno di legge delega di riforma complessiva ma proprio la strada della delega per essere attuata e operativa richiederà mesi, forse anni. Se l’esito del Consiglio di oggi sarà effettivamente questo, il primo round sarà vinto da chi, come l’Anac, è contrario a una riscrittura complessiva e radicale del codice. Anche perché obiettivo principale della riforma è proprio tornare a un regolamento generale vincolante superando le linee guida dell’Anac. Quanto alle imprese, vorrebbero modificare il codice dove serve senza danneggiare una concorrenza basata sul principio di trasparenza.

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